«Le eccessive polemiche di queste settimane rischiano di provocare pesanti ripercussioni sul personale e sul funzionamento della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna. Chiediamo, pertanto, di abbassare i toni e analizzare serenamente il futuro dell’azienda». Sono le parole con cui la Cisl di Modena e la Fiba, il sindacato che conta il maggior numero di iscritti tra i dipendenti dell’istituto di via S. Carlo, interviene oggi sullo scontro in atto per il controllo della Bper.

«In vista della prossima assemblea dei soci, per la prima volta si stanno manifestando diverse posizioni che, in aperto contrasto tra loro, vogliono pesantemente incidere sul futuro assetto della banca. Ciò che maggiormente ci preoccupa – afferma il sindacato di Palazzo Europa – è che un così alto livello di polemica rischia di condizionare e bloccare, oggi e nel prossimo futuro, le capacità dell’azienda di darsi una prospettiva e stabilire come mantenere il ruolo finora ricoperto». La Fiba ricorda che la Bper, ormai unica banca di dimensioni ragguardevoli che si possa ancora definire modenese e con un forte radicamento sul territorio, gode di un clima interno accettabile grazie all’assenza di sistemi incentivanti esasperati. La banca non si trova in testa alla classifica delle retribuzioni medie dei dipendenti bancari – sistemi incentivanti a parte -, ma i sindacati hanno negoziato significativi strumenti di redistribuzione che saranno ulteriormente sviluppati.

«Tuttavia la costruzione di un mercato economico di riferimento su scala continentale impone a ogni banca italiana piani industriali decisi, chiari, in tempi sempre più rapidi, che contemplino elementi fondamentali quali il dimensionamento e le prospettive di sviluppo futuro. Sulla qualità di questi piani, poi, i mercati valutano la qualità della banca stessa. Non c’è dubbio che, su questo piano – ribadiscono la Cisl provinciale e la Fiba – al management di Bper sia richiesto un segnale di attenzione».

Le valutazioni sindacali dovranno poi tener conto anche di altri fattori, come il ruolo dell’azienda nel tessuto economico locale, il rapporto con la clientela, come si sostiene lo sviluppo, i piani a medio-lungo termine, la capacità del management di rispettare gli impegni presi con dipendenti e sindacati.

«Riteniamo che il nostro Paese abbia fortemente bisogno del credito cooperativo e, dentro questo, il modello federale è l’unico che ha dato prova di mantenere nel tempo solidi legami con il territorio, senza distruggere l’immagine e la storia delle aziende partecipanti. Sono stati già troppi – ricordano Cisl e Fiba – gli istituti di credito modenesi che, una volta cresciuti, hanno reso il nostro tessuto sociale ed economico “terra di raccolta”.

Se da un lato, quindi, chiediamo a gran voce un piano industriale chiaro, che dia prospettive, dall’altra siamo decisi a contrastare progetti che prevedano, in nome di una redditività tutta a favore degli azionisti, fenomeni quali la razionalizzazione del credito, l’esasperazione dei sistemi incentivanti, la vendita diffusa di prodotti ad alto rischio. L’intero settore del credito nazionale si sta evolvendo e l’evoluzione più significativa tocca proprio le banche popolari. Basta osservare quanto succede su tutto il territorio nazionale alle banche di questo tipo». Il sindacato di Palazzo Europa, quindi, afferma che intende difendere il modello cooperativo e federale, chiede la stesura di un progetto industriale chiaro che mantenga i livelli occupazionali, l’equità dei trattamenti economici e normativi, il riconoscimento delle professionalità, l’autonomia del sindacato, un banca ancora radicata nel territorio modenese.

«Ci auguriamo che, al più presto, tutte le liste scese in campo in vista dell’assemblea del 10 maggio presentino il loro progetto, così che dipendenti e soci possano compiere scelte ponderate sulla qualità delle idee e non sulla base di fraintese appartenenze o condizionamenti impropri. Come avviene del resto, nel modello cooperativo, concretizzato nel principio “una testa, un voto”».