“Mancavano pochi minuti alla fine della partita e con mio padre e un nostro amico abbiamo deciso di uscire dal settore distinti del Dall’Ara, per tornare a Modena evitando il traffico. Mentre uscivamo, un uomo sulla trentina, mi ha detto di levarmi la sciarpa della Juve: ‘Ti conviene farlo'”. Così, in un’intervista a ‘La Stampa’, il figlio del
tifoso della Juventus rimasto gravemente ferito alla testa dopo l’aggressione di un gruppo di presunti tifosi rossoblù racconta quello che è successo la sera del match Bologna-Juve.


“Continuavano tutti a offendermi – prosegue – Vedevano la sciarpa e me ne dicevano di tutti i colori. Io rispondevo a tono, ma non pensavo potesse succedere quello che è successo appena siamo entrati in quella strada. Mi hanno strappato la sciarpa da dietro mentre altri mi davano dei buffetti sulla faccia minacciandomi. Il mio amico era bloccato dalla paura, mentre mio padre si è messo in mezzo per difendermi. Quando mi hanno strappato la sciarpa tutto è precipitato in un attimo: una persona si è avvicinata a mio padre e
lo ha colpito al volto con una pietra. Lui è stramazzato a terra, immobile”.

“Mio padre era per terra – ricorda il ragazzino, 15 anni – sanguinava. Mi sono chinato su di lui, cercavo di parlargli e attorno a me la gente continuava a offenderci. Mentre ero chino su di lui ho preso anche dei calci da quelli che passavano. Sembravano degli animali”.
“Quello che è accaduto – aggiunge – per colpa di quei vigliacchi, mi fa chiedere di chiudere gli stadi. Le partite si giochino senza pubblico: chi vuole, se le guardi in tv”.