Nel giorno in cui il Consiglio Comunale di Modena ricorda Ilva Vaccari (che del Consiglio fece parte tra le prime donne elette nel dopoguerra), La Fondazione Giuseppe Saragat che si onora di averla annoverata tra i fondatori, desidera ringraziare il Sindaco Prof. Giorgio Pighi ed i Consiglieri che hanno deciso di commemorarla.
La sua figura di donna impegnata nelle Istituzioni, di Partigiana, di ricercatrice e scrittrice, spicca tra quella ristretta schiera di “liberali tra i socialisti e di socialisti tra i liberali” che si riconobbero in parte nel movimento azionista di Parri ed in parte in quello socialdemocratico di Saragat, talvolta in simbiosi dato il legame di solidarietà ed affetto che legava i due personaggi (fu Parri ad accompagnare all’estero Saragat quando era braccato dalla polizia di Mussolini).
Tra le tante coraggiose posizioni di Ilva merita di essere ricordata (in questo anniversario dell’estremo gesto di protesta del modenese Formiggini contro le Leggi razziali del 1938) quella contro l’antisemitismo di cui si macchio dapprima la “Italia proletaria e fascista” e – nel passato più recente – quella sinistra che vede nella contiguità al fondamentalismo islamico l’unico alleato contro l’odiato occidente, nuovo volto della “perfida Albione”.
Come Saragat allora, poi Ciampi e oggi Napolitano (che nel corso del suo recentissimo viaggio in Israele ha riscattato l’ambiguità di parte dell’Italia nella lotta al terrorismo antisemita), Ilva Vaccari ha segnato il livello più alto della concezione laica, liberale ed europeista della Democrazia, nel rispetto di ideologie e fedi religiose da mantenersi – quest’ultime – separate dalla gestione della cosa pubblica.
Nella provincia di Modena Ilva Vaccari – assimilabile per epoca e presenza nel Consiglio Comunale a personaggi come Allegretti e Benvenuto Abate – scrisse e si schierò “Dalla parte della libertà con i caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese” con animo e penna di donna libera ed obiettiva che pare aver risposto allora per oggi a penne tanto più redditizie quanto più opportuniste, penne che stano in mano – per usare un’espressione di Saragat – ad uomini che non hanno conosciuto la sofferenza.
(Fondazione G. Saragat)