Si svolgerà lunedì 8 dicembre, alle 20.30, presso la Sala dei Contrari della Rocca di Vignola “Party”, uno spettacolo di Marina Mazzolani e Corrado Gambi, per ricordare il 30° anniversario della Legge 180 di riforma psichiatrica tanto voluta da Franco Basaglia, che ha come spirito il fondo di superamento dell’ospedale psichiatrico in quanto tale. Si tratta di uno spettacolo teatrale messo in scena dalla Compagnia della Luna Crescente di Imola.

L’opera di Basaglia impone a tutti noi di continuare l’opera di reinserimento nel legame sociale di chi si trova in difficoltà. L’obiettivo è fare in modo che il dopo Basaglia si traduca nel trovare nuove forme di integrazione, di ricollocamento e di aiuto al disagiato mentale.

Franco Basaglia nasce a Venezia l’11 marzo 1924 da una famiglia agiata. Nel 1943, terminati gli studi classici, si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, dove entra in contatto con il movimento antifascista e deve subire la dura esperienza del carcere che, pur se di breve durata, ne avrebbe segnato l’intera esistenza. Tra il 1949, anno della laurea, e il 1961, mentre lavora come assistente presso la clinica di malattie nervose e mentali di Padova, Basaglia si dedica allo studio della
filosofia come al lavoro scientifico ed accademico su diverse delle malattie con le quali si confrontava quotidianamente. Nel 1961, dopo aver conseguito la libera docenza in psichiatria, vince il concorso per la direzione dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Insieme ad alcuni giovani psichiatri lavora ad una profonda trasformazione dell’ospedale, nella direzione del modello, già sperimentato in Scozia, della “comunità terapeutica”. Il malato di mente diviene un soggetto portatore di diritti e non solamente un paziente da curare, recludere o limitare. Nel 1964 partecipa come componente della delegazione italiana al I Congresso Internazionale di Psichiatria Sociale di Londra, dove presenta una relazione dal titolo emblematico: “La distruzione dell’ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione”.

Nel 1970, dopo aver abbandonato Gorizia, si trasferisce a Parma, su invito dell’assessore provinciale alla Sanità Mario Tommasini, per dirigere l’ospedale psichiatrico di Colorno, esperienza però che, come la precedente, gli avrebbe riservato non poche amarezze. Al di là del coraggio di singoli attori, le innovazioni introdotte avrebbero finito per minare non pochi interessi consolidati. La chiave di volta è l’estate 1971, quando Basaglia vince il concorso per la direzione dell’ospedale psichiatrico di Trieste e la giunta di centro-sinistra presieduta da Michele Zanetti fornisce pieno appoggio al progetto di superamento del manicomio e al relativo decentramento territoriale di alcuni servizi di base. Anche in questo caso, come a Gorizia e Colorno, Basaglia lavora ad un’immediata ristrutturazione interna dell’ospedale ma con un obiettivo assai più ambizioso e radicale: la messa in discussione della persistenza stessa dell’istituzione manicomio. Nasce in questo contesto la prima Cooperativa Lavoratori Uniti, che coinvolge i degenti dell’ospedale psichiatrico. Trieste diviene modello anche per l’Organizzazione Mondiale della sanità, mentre nel 1973 nasce l’associazione “Psichiatria Democratica”. Il clima politico a Trieste subisce però una graduale inversione di tendenza, tanto che la Giunta Zanetti sarà costretta a dimettersi, e le critiche al progetto di superamento del manicomio si fanno sempre più aspre e dirette.
Nonostante questo, il 13 maggio 1978 viene approvata in Parlamento la Legge 180 di riforma psichiatrica, che ha come spirito di fondo il superamento dell’ospedale psichiatrico in quanto tale, legge che avrà comunque una difficile e tormentata applicazione. Pochi mesi più tardi, Basaglia muore a Venezia.
Era il 29 agosto 1980.

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