Hanno cambiato luce le sculture degli artisti modenesi Guido Mazzoni (1540-1518) e Antonio Begarelli (1499-1565) conservate in Duomo (“Madonna della Pappa” e “Presepe”) e al Museo civico d’arte (“Madonna di Piazza”). E altrettanto accadrà nei prossimi giorni per la “Deposizione” del Begarelli conservata nella chiesa di san Francesco e, in gennaio, per i complessi scultorei presenti nelle chiese di sant’Agostino, san Pietro, san Domenico e san Giovanni.


L’occasione è offerta dalla mostra dedicata ai due scultori modenesi in programma in primavera al Foro Boario per iniziativa del Museo civico d’arte, della Soprintendenza per i beni storico-artistici ed etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia e della Fondazione Cassa di Risparmio. Le opere, infatti, costituiranno parte integrante dell’itinerario attraverso un percorso in città che consentirà di approfondire in tutti i suoi aspetti l’intensa attività dei due plasticatori.

“L’intervento, che ha le caratteristiche per trasformarsi in permanente e che non si limita al solo periodo della mostra, enfatizza la raffinata pregnanza artistica delle opere e allo stesso tempo rievoca il carattere liturgico delle stesse, all’interno del contesto nel quale sono inserite”, spiega l’assessore alla Cultura Mario Lugli.

Il progetto illuminotecnico, promosso dal Museo, è stato messo a punto da uno specialista del settore, l’architetto Alberto Pasetti Bombardella di Treviso, in collaborazione con il curatore del progetto di allestimento della mostra, Fausto Ferri, la Soprintendenza per i beni storici-artistici di Modena e Reggio Emilia, la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Bologna e la Curia di Modena.

“Risparmio energetico e riduzione dei costi di manutenzione – prosegue Lugli – sono garantiti da una tecnologia innovativa a Led, una fonte luminosa in grado di rispondere a queste esigenze sia dal punto di vista artistico che tecnico. Il carattere delle tecnologie scelte ha inoltre permesso di usufruire di un’importante partnership con Hera nella prima fase di lavori”.

I flussi luminosi tengono conto delle esigenze cromatiche delle opere illuminate, delle intensità luminose, degli effetti di concentrazione o diffusione su raggruppamenti di personaggi o su singoli soggetti creando scenari suggestivi in grado di porre l’accento sull’espressività delle figure e sulla spazialità dei singoli complessi nella loro integrazione con l’architettura che li ospita.
La flessibilità del sistema garantisce la possibilità di modificare gli assetti degli scenari e, in caso di modifiche, di evitare sprechi o costi aggiuntivi impiantistici. Il sistema di flessibilità digitale, infine, offre una vera e propria regia di controllo che permette di presentare al pubblico non solo scenari distinti, ma anche brevi sequenze di illuminazione dinamica, in grado di sottolineare lo svolgimento narrativo delle scene e il contesto di riferimento.