Sarà l’autopsia, in corso, a chiarire la dinamica del brutale omicidio della ragazza ucraina di 19 anni uccisa ieri a Bologna da un amica della madre, anche lei ucraina e in crisi depressiva.

L’assassina rea confessa, T.P., 36 anni, subito dopo aver ucciso la ragazza a coltellate – 12 i colpi inferti alla schiena della vittima, secondo una prima ricognizione medico legale – aveva tentato il suicidio, colpendosi alla gola e ai polsi con la tessa arma. La donna si trova ora piantonata all’ospedale Maggiore di Bologna, in attesa di essere nuovamente interrogata appena le sue condizioni lo consentiranno.
La ricostruzione dei fatti lascia comunque pochi dubbi: la giovane si era recata a casa dell’amica, in via Mantegna 7, su indicazione della mamma: l’amica aveva chiesto che andasse a trovarla perchè non stava bene, ma la donna, non potendo, aveva mandato la figlia arrivata da poco in Italia.
T.P., che soffriva per il temporaneo allontanamento del marito e del figlio e che forse viveva con invidia la situazione di regolarità della mamma della ragazza – con la quale divideva il lavoro di badante – sarebbe stata vittima di un raptus di follia, sfogando tutta la sua frustrazione contro la giovane.

A scoprire il cadavere della figlia era stata la stessa madre, dopo aver visto per terra l’amica agonizzante: poco prima la ragazza, senza partciolare allarmismo, le aveva detto al telefono di venire a vedere l’amica, perchè non stava bene.