Indirizzare le trasformazioni urbanistiche e territoriali limitando l’uso di nuovo territorio non urbanizzato, favorendo il recupero e la riqualificazione dell’esistente, ampliando le aree protette e puntando su qualità ambientale e sicurezza. Sono le linee del Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) che mercoledì 18 marzo è stato approvato dal Consiglio provinciale di Modena.
Hanno votato a favore Pd e Prc, contro Lega Nord e gruppi del Pdl (Fi, An e Popolari Liberali), astensione per i Verdi. Il Piano era stato adottato lo scorso luglio con il voto contrario dei Verdi e dei gruppi del Pdl.
Dopo la fase delle osservazioni, circa la metà delle quali accolta, il Piano «risulta confermato nel suo impianto di base – spiega il presidente della Provincia Emilio Sabattini – a cominciare dalle scelte che vogliono conciliare l’esigenza di continuare a garantire gli strumenti per la crescita competitiva del sistema economico, soprattutto in un momento di crisi, con la necessità di preservare l’ambiente in cui viviamo. Il territorio è un bene finito, e in questi decenni Modena ne ha usato parecchio. Anziché la crescita senza controllo, abbiamo scelto come modello – aggiunge Sabattini – uno sviluppo che fa della qualità e non della mera quantità la chiave decisiva dell’identità locale e della competitività economica e territoriale. Ciò significa contenere l’espansione favorendo la riqualificazione dell’esistente».
Per l’edilizia residenziale si fissa un limite per l’espansione (tra il 3 e il 5 per cento del costruito) con circa un quarto della nuova offerta abitativa destinato all’edilizia sociale. Per gli insediamenti produttivi vengono privilegiate polarità forti e qualificate, di numero limitato (dieci), connesse alle infrastrutture principali. Rafforzate le reti ecologiche, le aree protette, il risparmio energetico e la sicurezza del suolo.
Trovano conferma nel Ptcp, infine, le scelte che mirano a recuperare i ritardi nelle infrastrutture e nei sistemi di accessibilità. Innanzitutto gli interventi di potenziamento del sistema ferroviario, l’attivazione dell’Alta capacità, la metropolitana di superficie Modena-Bologna, l’apertura dello scalo merci di Marzaglia collegato a quello di Dinazzano, e quelli sulla viabilità: l’autostrada Cispadana, il completamento della Pedemontana, la bretella Campogalliano-Sassuolo, il prolungamento della complanare all’Autosole fino a Modena sud, il miglioramento della viabilità di penetrazione verso la montagna, oltre al potenziamento della rete di piste ciclabili.
Accolta circa la metà delle osservazioni
Tre anni di lavoro, una trentina di pubblicazioni di approfondimento preparatorie e un prodotto finale di oltre duemila pagine di testo, tra norme ed elaborati del quadro conoscitivo e della relazione generale, con 329 tavole cartografiche: 173 del quadro conoscitivo e 156 del Piano. Sono solo alcune delle cifre del Ptcp, il principale strumento di pianificazione a medio-lungo termine sull’uso del territorio, che indica ai Comuni gli obiettivi di qualità e i limiti sui quali impostare la pianificazione urbanistica comunale.
«Il Piano assume come previsione uno scenario che prevede, da qui al 2015, un aumento della popolazione (730 mila abitanti rispetto agli attuali 690 mila), un incremento del numero di anziani e di nuclei familiari, fattori strutturali che richiedono nuove e diverse dotazioni urbane» ricorda il vice presidente della Provincia Maurizio Maletti, assessore alla Pianificazione territoriale che ha guidato tutto il percorso del Ptcp: dal forum avviato nel gennaio del 2006, per raccogliere i contributi di tutta la società (associazioni di categoria e sindacati, enti locali, associazioni del terzo settore, ambientaliste e culturali, centri di ricerca, ordini professionali e Università), fino all’adozione nel luglio del 2008 e alla fase successiva che si è conclusa nelle scorse settimane con sette commissioni consiliari dedicate ad approfondire i 527 punti oggetto delle 119 osservazioni presentate.
«Ne è stata accolta in tutto o parzialmente circa la metà (257) con l’impianto dell’adozione – spiega Maletti – che ne esce validato e rafforzato. Fra le novità una maggiore spinta per gli impianti a energia rinnovabile (eolico e fotovoltaico) da realizzare in equilibrio con il paesaggio: su questo tema abbiamo fissato solo piccoli fattori escludenti». Altra sottolineatura riguarda l’ambito di intervento sulle politiche urbanistiche e della mobilità: «Il Comune resta titolare delle proprie prerogative – aggiunge Maletti – ma dal Ptcp esce un rafforzamento degli strumenti per fare assieme a livello di associazioni e unioni di Comuni».
Insediamenti produttivi: poli confermati
Privilegiare polarità forti e strategiche, di numero limitato, connesse alle infrastrutture principali e da trasformare in aree ecologicamente attrezzate. E’ l’orientamento assunto dal Ptcp rispetto alle scelte insediative per il sistema produttivo. Oggi il territorio provinciale ha ben 236 ambiti produttivi, che occupano complessivamente 21.791 ettari di terreno. La scelta strategica è quella di confermare sostanzialmente le aree produttive sovracomunali già presenti nel Ptcp vigente, intorno alle quali sono previste possibili espansioni. Le aree sono quelle di Mirandola, San Felice, Finale Emilia, Carpi, Modena, Modena-Marzaglia-Campogalliano, Sassuolo-Fiorano-Maranello, Vignola-Spilamberto e Pavullo. A queste si aggiunge la previsione di una nuova area a Castelfranco-San Cesario, nella zona della ex Cartiera. Tra le osservazioni non accolte c’è quella del Comune di Bomporto di inserire tra i poli anche quello di Villavara, che quindi rimane a valenza comunale.
Le nuove espansioni avverranno intorno a queste polarità. Così come per gli edifici residenziali, anche per gli insediamenti produttivi la priorità è il riutilizzo delle aree dismesse e di quelle già previste e non ancora realizzate (circa dieci milioni di metri quadrati al 2007). Le nuove espansioni, inoltre, dovranno essere legate a miglioramenti di sistema misurabili: dovranno cioè rispondere ai criteri ecologici per le aree produttive.
Tra gli obiettivi del Piano territoriale di coordinamento provinciale, anche la valorizzazione del terreno rurale, con una funzione e una identità specifica finalizzata alla produzione delle eccellenze modenesi e alla valorizzazione del paesaggio.
Qualità e sostenibilità: più aree protette
Migliorare la qualità ambientale e rafforzare la sicurezza del territorio: sono le linee che orientano le scelte di pianificazione del Ptcp. Tra gli obiettivi fissati, la realizzazione e il rafforzamento delle reti ecologiche a livello provinciale comunale, la valorizzazione ambientale delle aste dei fiumi Secchia e Panaro, l’incremento delle aree protette, dall’attuale 6,5 ad almeno il 10 per cento del territorio provinciale, soprattutto in collina e in pianura, il potenziamento della rete di piste ciclabili (192 i chilometri esistenti, 136 quelli in progetto), l’aumento dei corridoi ecologici per la salvaguardia della biodiversità.
Grande attenzione, poi, viene posta al tema della sicurezza del territorio – dalla valutazione della criticità e pericolosità idraulica alla prevenzione da rischio sismico e di inquinamento delle acque – cercando anche di migliorare o riqualificare situazioni compromesse.
L’obiettivo di una nuova sostenibilità energetica guida inoltre le scelte relative al Ptct, come spiega l’assessore alla Pianificazione territoriale Maurizio Maletti: «L’idea alla base è che il suolo è un bene finito che va utilizzato con attenzione, premiando la qualità e non la rendita. L’espansione, sia produttiva sia insediativa, oltre a essere limitata dovrà quindi rispondere ai criteri ecologici obbligatori per le aree produttive e di risparmio energetico e idrico se residenziali, favorendo la bioedilizia».
Il Ptcp fissa inoltre obiettivi minimi per promuovere il miglioramento della efficienza energetica e ambientale degli edifici, per il risparmio idrico ed energetico che i Comuni indicheranno nei loro regolamenti urbanistici e edilizi, scegliendo le modalità e gli incentivi che riterranno più efficaci.