carcereLa situazione delle carceri in Italia è davvero preoccupante, ma ciò che preoccupa maggiormente è l’assenza di idonee e immediate iniziative politico-amministrative volte a fronteggiare tale grave situazione.

L’Emilia Romagna, tra tutte le Regioni d’Italia, è quella che preoccupa maggiormente, soprattutto in relazione al sovraffollamento e alla carenza di personale. Infatti, l’Emilia Romagna è la Regione che ha il maggior sovraffollamento e la maggiore carenza di personale di polizia penitenziaria.

Per quanto riguarda i detenuti, a fronte di una capienza di 2.308 detenuti, attualmente ne abbiamo 4.496, con una sovrabbondanza di 2188 unità.

Per quanto riguarda il personale di polizia penitenziaria, a fronte di un organico previsto di 2401 unità, attualmente ce ne sono 1739, con una carenza di 662 unità.

E’ per questa ragione – sostiene Giovanni Battista Durante, Segretario Generale Aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa Organizzazione di Categoria – che le parole pronunciate dal Provveditore regionale, nell’occasione della diffusione della relazione annuale da parte del garante (di Bologna) dei diritti delle persone private della libertà, circa l’intenzione di distaccare personale di polizia penitenziaria all’ufficio di sorveglianza della stessa città, ci lasciano a dir poco perplessi e ci inducono a ritenere che se sono vere sono parole in libertà, dal senno fuggite. Il Provveditore regionale, a fronte della carenza di personale in Regione di 662 unità, a Bologna ne mancano 171, dovrebbe spiegare dove prende gli agenti da mandare all’ufficio di sorveglianza.

Il SAPPE sta chiedendo da tempo un’assunzione straordinaria di 5.000 agenti in modo da ripianare l’attuale carenza di personale esistente in tutti gli istituti del Paese, oltre ad una inversione di tendenza sulla politica penitenziaria. Non è sufficiente costruire solo carceri, atteso che negli istituti si verifica un trend di crescita di oltre 1.000 detenuti al mese. Dall’indulto ad oggi i detenuti sono passati da circa 34.000 a oltre 63.000, con un aumento di circa trentamila in meno di tre anni.

E’ opportuno ricorrere alle misure alternative ed ai lavori socialmente utili, per i condannati a pene inferiori ai tre anni.

Inoltre, bisogna fare in modo che si giunga ad un accordo con i magistrati, in modo che gli stessi si facciano carico, come peraltro previsto dal codice di procedura penale, di venire in carcere a fare le udienze di convalida. Ciò comporterebbe un notevole risparmio di risorse che potrebbero essere impiegate in altre attività. Basti pensare che solo nel corso del 2008 la polizia penitenziaria ha svolto 57.000 traduzioni dal carcere alle aule di giustizia.

Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria