medici_1Importante seminario domani – giovedì 15 ottobre – alle ore 16,00 nell’Aula Magna del Centro Servizi Didattici della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Policlinico – via del Pozzo 71), sul “Trattamento della insufficienza respiratoria associata a infezione H1/N1 tramite l’ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation)”, effettuata col ricorso ad un sistema di ossigenazione di un paziente in insufficienza respiratoria tramite una pompa che ha lo scopo di immettere nel circolo sistemico il sangue che viene ossigenato da un apposito ossigenatore che è integrante del sistema stesso.

Nel trattamento di malati colpiti dal virus A (H1/N1), l’ECMO permette al paziente di essere ossigenato adeguatamente anche quando la ventilazione artificiale ben condotta non riesce a farlo.

L’incontro è organizzato dalla Cattedra di Anestesia e Rianimazione e dalla Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Ateneo. Relatore sarà il prof. Roberto Fumagalli, Direttore della U.O. di Terapia Intensiva dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza che tra i primi al mondo ha applicato con successo questa metodica a un ragazzo colpito dall’influenza H1/N1.

Il sangue venoso non ossigenato del paziente raggiunge l’ossigenatore tramite una cannula posizionata nel distretto venoso, di solito nella vena femorale. Il sangue viene ossigenato e poi restituito al paziente tramite una pompa attraverso una cannula posizionata nel distretto arterioso, nell’arteria femorale o nell’aorta ascendente. “Il paziente viene gestito in circolazione sanguinea extracorporea. Questa metodica in Italia viene svolta in pochi centri, tra cui proprio Monza, in quanto i casi che la richiedono sono, fortunatamente, pochi. Al Policlinico, in caso di necessità, potremmo essere in grado di approntare questo sistema, se forniti delle attrezzature adeguate e grazie proprio alla lunga collaborazione che i colleghi di Monza si impegnano a mantenere” spiega il prof. Alberto Pasetto, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione I dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena.

Il 24 aprile scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha allertato i governi sui possibili rischi connessi alla diffusione della nuova influenza da virus A (H1/N1) nell’uomo ed al suo potenziale pandemico, alzando rapidamente il livello di attenzione per la preparazione e la risposta a una pandemia influenzale. L’11 giugno l’OMS ha ufficialmente dichiarato lo stato di pandemia da nuovo virus influenzale con passaggio alla fase 6 dei livelli di allerta pandemico, individuati dal Piano di preparazione e risposta alle pandemie influenzali. Lo stato di pandemia indica l’aumentata e prolungata trasmissione del virus nella popolazione in numerosi Paesi del mondo. L’OMS ha sottolineato il carattere “moderato” di questa pandemia. Come precisato dal Vice Ministro Ferruccio Fazio, il massimo livello di allerta per la nuova influenza “non è dovuto alla gravità clinica dei sintomi, ma alla grande diffusione geografica del virus”.

“Tanto si è scritto, ma poco si può prevedere sul reale impatto socio-sanitario di questa epidemia – commenta il prof. Leonardo Fabbri, Direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena – anche se sul numero di ottobre del New England Journal of Medicine è riportata l’esperienza australiana, nella quale si è osservato un sostanziale incremento dei pazienti che hanno necessitato di ricovero in terapia intensiva, mentre negli Stati Uniti sono aumentati i ricoveri. Un primo favorevole esito dovrà essere il controllo delle complicanze polmonari sia nella popolazione senza precedenti clinici anamnestici significativi che in quella parte affetta da malattie croniche, nella quale il virus dell’influenza A (H1/N1) potrà determinare quadri clinici di notevole gravità. In questi pazienti è indispensabile attuare tutti i provvedimenti terapeutici disponibili, sino al potenziale utilizzo dell’Extra Corporeal Membrane Oxygenation (ECMO). Come Policlinico di Modena siamo in grado mettere in campo la maggior parte di queste terapie”.