Legacoop_231_Garuti_4941Il Decreto legislativo 231, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, ha previsto nel nostro ordinamento la possibilità che le società e gli enti possano essere direttamente chiamati a rispondere dei reati commessi nel loro interesse da dirigenti, dipendenti, collaboratori: in sostanza da tutti coloro che operano in nome e per conto della società. Nonostante sia del 2001, solo ultimamente l’importanza del 231, anche per i suoi collegamenti con le leggi sulla sicurezza sul lavoro, è stata compresa dalle imprese, come dalla magistratatura. Vista la delicatezza della norma, Legacoop Reggio Emilia organizza il 19 novembre 2009 il convegno sul tema: “La responsabilità penale delle società: il Decreto legislativo 231 del 2001. Dalla teoria alla sostanza”. L’iniziativa si terrà alle 14:30 nella Sala Conferenze dell’Ente Fiera, in via Filangieri 15 a Reggio Emilia. Relatore sarà Giulio Garuti, avvocato, professore ordinario di Diritto processuale penale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, e uno dei massimi esperti italiani in materia. L’iniziativa è stata presentata oggi dal presidente di Legacoop Ildo Cigarini, dal responsabile del Servizio ambiente, sicurezza e Dlgs 231 Marco Pecorari e dal responsabile del Servizio fiscale e societario Luigi Monari. “Legacoop – ha spiegato Cigarini – ha posto subito l’attenzione sul Decreto legislativo 231: il nostro primo convegno risale al 2001, e ne è seguito un altro due anni fa. Questa attenzione ha portato già da tempo molte delle nostre cooperative ad attivarsi per recepire le modalità organizzative previste dalla norma, tutt’altro che semplici. Altre ancora sono in dirittura d’arrivo. Posso dire con orgoglio che la cooperativa di cui sono stato presidente, Unipeg, è stata tra le prime imprese a rendersi conto dell’importanza del Decreto 231.”

“La nuova responsabilità prevista dal Decreto – ha spiegato Marco Pecorari – si aggiunge a quella della persona fisica che realizza il fatto di reato come sancito dall’art. 27 della Costituzione, secondo cui la responsabilità penale è personale. E’ una responsabilità solo formalmente amministrativa: sostanzialmente è ‘penale’ in quanto alla imputazione si applicano tutti gli istituti del diritto penale e della procedura penale.” Si tratta quindi di una norma particolarmente importante per le imprese. Infatti l’elenco dei reati originariamente contemplati per la responsabilità delle società e degli enti, dal 2001 si è ampliata a dismisura: si pone quindi la necessità di delinearli attentamente e in modo approfondito. Sicuramente, per molto tempo questa norma è stata sottovalutata: si tendeva a far prevalere il concetto di responsabilità amministrativa. Oggi sempre più la giurisprudenza evidenzia la natura penale di molti reati commessi dalle imprese. Le imprese da parte loro si possono tutelare adottando opportuni modelli organizzativi previsti dallo stesso decreto 231: modelli che, oltre ad essere previsti dalla norma, spingono anche le imprese a ripensare sè stesse, a darsi dei codici di comportamento senz’altro più etici. “I destinatari del 231 – ha aggiunto Garuti – sono tutte le società, gli enti, le associazioni. Sono esclusi gli enti pubblici e le società partecipate dal pubblico. Diverse poi sono le sanzioni, sia pecuniarie che interdittive, come il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione o l’interdizione dall’esercizio dell’attività. Si può arrivare fino alla confisca dell’azienda. Il 231, nato sull’onda di Tangentopoli, ha teso a moralizzare il modo di fare impresa, sensibilizzando l’imprenditore anche da un punto di vista delicato come quello economico”.

“Oggi – conclude Pecorari – si fa un gran parlare di comportamenti etici per le imprese: se si applica il 231, che prevede anche il codice etico e l’organismo di vigilanza, si fa senz’altro un bel passo in avanti. E’ l’etica dei fatti, che si persegue applicando le norme e le regole.”

Giulio Garuti (foto), avvocato, insegna Diritto processuale penale all’Università di Modena e Reggio Emilia. ed è direttore della Scuola di specializzazione per le professioni legali presso la stessa Università..E’ autore di numerose pubblicazioni, in particolare sul Codice di procedura penale. Ha partecipato come relatore a importanti convegni, organizzati anche dal Consiglio Superiore della Magistratura.