“Segnaletica in dialetto? Serve, invece, con urgenza un piano di sostegno alle famiglie e alle imprese di Sassuolo”. Susanna Bonettini, capogruppo Pd in Consiglio comunale, risponde così alla proposta della Lega e aggiunge: “Il Consiglio Comunale pensa agli idiomi locali e non affronta in maniera strutturale la questione lavoro”.

«Sassuolo non ha bisogno di cambiare la segnaletica stradale, ma di posti di lavoro e di un sostegno vero alle imprese, non certo di un ordine del giorno della Lega Nord per chiedere l’istituzione della segnaletica in dialetto. A un distretto come il nostro, colpito da una pesantissima crisi economica, che ha bisogno di mantenere e riconquistare quote di mercato all’estero, serve parlare inglese, arabo e cinese, altro che dialetto. Sassuolo ha bisogno di amministratori che affrontino questioni molto più urgenti e fondamentali per i cittadini.

Nel distretto ceramico sono oltre 9.500 i lavoratori di piccole e grandi imprese che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali. L’amministrazione di destra del Comune di Sassuolo non ha ancora analizzato gli effetti della crisi; si è limitata a consolidare i primi interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione, già messi in campo dalla precedente amministrazione. Fra le poche scelte fatte quella che ha portato Sassuolo fuori dall’Associazione dei Comuni del distretto rallentando il progetto del tecnopolo ceramico che consentirebbe di collocare a Sassuolo almeno 120 ricercatori.

Nel futuro il ruolo delle istituzioni dovrà essere più forte e più propositivo, perché le risorse per lo sviluppo oggi sono più disponibili nel pubblico che nel privato; va in questa direzione il progetto della Regione dei Tecnopoli, in particolare quello che sorgerà sul nostro territorio. Chiediamo alla giunta Caselli, con un ordine del giorno, di convocare presto un Consiglio comunale aperto alle imprese, al sindacato e alle associazioni dedicato alla crisi economica. E di redigere, subito dopo, un piano di sostegno per le famiglie e le imprese di Sassuolo».