Mobilitazione della Cgil di Modena, in concomitanza con la mobilitazione nazionale del sindacato nelle principali città italiane domani, lunedì 26 aprile, per dire NO alla controriforma del diritto e del processo del lavoro. Delegati, attivisti e funzionari, per un totale di diverse centinaia di persone, si daranno appuntamento domani in viale Martiri 34 presso la sede della Prefettura di Modena a partire dalle ore 9.30 e invitano i cittadini modenesi ad unirsi a loro.

La Cgil giudica insufficienti gli emendamenti approvati in Commissione Lavoro alla Camera al Ddl Lavoro e, pur apprezzando alcuni miglioramenti al testo, frutto anche della mobilitazione della Cgil delle scorse settimane, continua a giudicare negativamente l’impianto complessivo del Ddl sul processo del lavoro e arbitrato che inizierà l’iter di discussione alla Camera il 28 aprile.

Per il 28 aprile è previsto infatti il presidio nazionale Cgil davanti a Montecitorio, mentre il 26 aprile saranno effettuati i presidi sotto le prefetture di tutte le città d’Italia.

Lunedì mattina, mentre è in corso il presidio, intorno alle ore 11 il Prefetto di Modena Basile riceverà una delegazione della Cgil che esporrà le ragioni del dissenso al Ddl.

La Cgil di Modena incontrerà nella stessa giornata i parlamentari modenesi e i rappresentanti delle forze politiche per presentare le proprie posizioni sul Ddl lavoro e chiedere un coerente sostegno durante la discussione parlamentare.

Nonostante alcune modifiche volte a recepire le stesse osservazioni del presidente della Repubblica Napolitano, tra cui certamente l’esclusione della clausola compromissoria su tutte le materie all’atto dell’assunzione (e non solo sui licenziamenti come previsto nell’Avviso comune firmato dalle parti sociali, ma non dalla Cgil), restano per la Cgil diversi punti di dissenso e di forte critica, oltre che profili di incostituzionalità, verso il Ddl che andrà in aula il 28 aprile e che la Cgil giudica appunto una vera e propria controriforma del diritto e del processo del lavoro.

Tra questi, i più rilevanti sono: la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il mantenimento del ricorso all’arbitrato (attraverso la clausola compromissoria) per i contratti a termine che rappresenta un ricatto per il lavoratore precario; l’arbitrato secondo equità che consente sostanzialmente di derogare a leggi e contratti ed è preventivo al manifestarsi della controversia; confermata, anche se fintamente attenuata, la previsione di un decreto ministeriale a regolare su arbitrato e certificazione se le parti non si metteranno d’accordo; non è prevista nessuna modifica sui termini dell’impugnazione dei licenziamenti (vincolanti e costosi) e dell’articolo 50 che rappresenta un ostacolo per le stabilizzazioni.