Il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale è intervenuto oggi a Reggio Emilia, in una piazza Martiri del 7 Luglio gremita, quale oratore ufficiale per le celebrazioni del 25 Aprile, 65° anniversario della Liberazione e 60° anniversario del conferimento alla città della Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Accanto al sindaco di Reggio, Graziano Delrio, alle autorità locali e a tre partigiani – la staffetta Giovanna Quadreri, nome di battaglia Libertà, il partigiano garibaldino Roberto Trinelli detto Fanfulla, il partigiano Gino Beer, sfuggito ai campi di concentramento a 17 anni e poi passato alla Resistenza (tutti e tre parteciparono all’operazione di Albinea che portò all’annientamento del comando nazista, strategico nell’Italia centro-settentrionale), il professor Onida ha affrontato fra l’altro il tema delle riforme costituzionali e dell’unità del Paese.

“Non è vero – ha detto Onida – che in democrazia l’unico criterio di legittimazione delle istituzioni sia il principio di maggioranza. Il principio di maggioranza regge l’ordinario esercizio del potere politico: ma le ‘funzioni di unità’ sono essenziali, tanto più quanto più la politica quotidiana tende a esasperare le divisioni. Ecco perché, sia detto per inciso, non mi pare che nell’odierna realtà italiana, sia saggio ipotizzare trasformazioni costituzionali che si risolverebbero nella scomparsa o nell’indebolimento, a livello istituzionale, di queste funzioni di unità (come quelle di un Capo dello Stato garante dell’unità) attraverso un’esasperazione del principio di maggioranza”.

“Per queste stesse ragioni, del resto, ogni eventuale revisione della Costituzione, testo che esprime al massimo livello esigenze unitarie, non può – ha sottolineato Onida – non passare attraverso procedimenti e decisioni non fondate sul semplice criterio di maggioranza. Per usare le parole di un grande costituente, eventuali riforme, cambiamenti, modifiche, emendamenti della Costituzione, non possono attuarsi ‘in forza di una leggina deliberata quasi di sorpresa, con una maggioranza fittizia ed effimera, ma solo in presenza di un atto solenne, che sia espressione sicura della maggioranza del popolo italiano’. E, aggiungerei io, di una maggioranza ampia e concorde. La Costituzione ha rappresentato fin dall’inizio, e per i decenni trascorsi, un potente fattore di unità del Paese. Evitiamo che si perda o si indebolisca questa funzione”.

Poco prima, nel suo intervento, il sindaco Delrio aveva detto fra l’altro: “In un momento così difficile per il Paese, di crisi economica mondiale, in cui anche nelle nostre città ci sono migliaia di famiglie in difficoltà, la cosa principale di cui occuparsi non è riformare la Costituzione. Lasciatela così come è la Costituzione, ci piace così come è! Pensiamo a risolvere i problemi concreti della gente, l’efficienza dei tribunali, della pubblica amministrazione, la vera autonomia nell’unità. E lasciate stare l’unità d’Italia! La Costituzione è garante di una Repubblica una e indivisibile. Ieri il presidente della Repubblica ha detto: certe uscite sgangherate non fanno bene al Paese. Reggio, la città del Tricolore, è stata tagliata fuori dai finanziamenti per i 150 anni dell’Unità di Italia. Ma non è questo che ci interessa. Ci interessa che l’unità nazionale del Paese venga celebrata con orgoglio, che il Tricolore sventoli in ogni casa, che l’unità nazionale non sia mai messa in discussione da nessuna forza politica”.

E sul tema della legalità, Delrio ha sottolineato che “l’Italia deve essere libera e sicura. C’è ancora una battaglia importante da compiere ed è quella contro l’illegalità, contro le mafie. Per questo abbiamo chiamato i nostri amici delle cooperative sociali della Locride ‘nuovi partigiani di una lotta di liberazione’ verso coloro che tolgono il futuro ai loro figli, alla loro economia. Ancora una volta, se vogliamo occuparci del nostro paese, dobbiamo occuparci di questo. Non facciamo polemiche contro Saviano, contro chi vuole fare una cronaca reale di questo Paese. E’ dalla verità che può nascere un futuro per il nostro Paese. Il problema non è Saviano, il problema è la camorra.”.

“Crediamo che Reggio Emilia, medaglia d’oro al valor militare, abbia ancora molto da dire a questo Paese sull’amore al Tricolore, alla Resistenza, alla Costituzione. Ringraziamo chi ci ha dato questa bella città, questa bella storia. La vogliamo conservare pulita, vera, sincera. La vogliamo conservare con orgoglio senza mai chinare la testa. Riconoscere i diritti e rispettare i doveri che ci riguardano. Vogliamo che ognuno si senta responsabile di costruire la storia di Reggio, la storia di questo grande Paese che è l’Italia. Viva la Resistenza, viva la Liberazione, viva Reggio Emilia”.