Giovedì 29 aprile alle ore 15.30 nel Duomo di Modena, presentazione dell’edizione in facsimile del codice miniato Historia Fundationis Cathedralis Mutinensis, l’antica relazione sulle prime fasi di costruzione del Duomo di Modena e gli atti costitutivi della Fabbrica di San Geminiano, raccolti nel codice dell’Archivio capitolare di Modena.

L’iniziativa, rivolta agli appassionati di storia e arte antica, ai collezionisti e agli studiosi, è promossa dall’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena, organizzata dall’Archivio Capitolare del Duomo e da Il Bulino edizioni d’arte.

Parteciperanno l’arcivescovo Mons. Antonio Lanfranchi, il sindaco Giorgio Pighi, il direttore dell’Archivio Capitolare Mons. Vigarani e l’editore Mauro Bini. Prolusione di Chiara Frugoni, docente di Storia medievale.

Il manoscritto o.ii.11 dal titolo Historia Fundationis Cathedralis Mutinensis.

Relatio de Innovatione Ecclesie Sancti Geminiani ac de Translatione Eius Beatissimi Corporis, noto come Relatio, è uno dei più importanti codici conservati nell’Archivio del Capitolo del Duomo di Modena, poiché, oltre a riportare numerosi privilegi concessi alla «casa» di san Geminiano, copie di atti notarili e contratti, narra, nella prime carte, la Relatio appunto o Cronachetta, le vicende del trasferimento del santo patrono modenese dalla vecchia e cadente chiesetta dove le spoglie erano state onorate per anni alla nuova Cattedrale costruita, con la partecipazione di tutti i modenesi, per accoglierlo. In questo senso, secondo alcuni storici, della Relatio conviene parlare non tanto come di un documento ma di un «monumento» in sé e per sé.

La narrazione della fondazione della cattedrale cittadina, capo¬lavoro dell’architettura romanica eletto dall’unesco tra i siti del Patrimonio dell’Umanità, e della devozione dei cittadini per il protettore san Geminiano sottolinea l’importanza della figura di Matilde di Canossa nell’impresa e dell’architetto Lan¬franco, anche attraverso due miniature a tutta pagina che chiariscono i particolari della costruzione e della traslazione del corpo raffigurando persone e gesta. Queste miniature hanno permesso di arricchire il quadro che emerge dall’analisi storico letteraria della «cronachetta» modenese.

Al Medioevo dobbiamo le grandi cattedrali, cuore sociale e religioso delle città, casa di Dio e dell’uomo. La cattedrale è identificabile come centro della storia quotidiana, concre¬tizzazione dell’identità urbana, segno dell’autonomia della città e del territorio. Così come altre città europee, anche Modena volle la sua cattedrale: il 9 giugno 1099 venne posta la prima pietra di quel mirabile monumento consacrato nel 1106 e poi, solennemente, nel 1184, da papa Lucio iii.

La città di Modena, dopo la caduta dell’impero romano, attra¬versò periodi tristissimi e di distruzione. Le poche rovine rimaste dell’antica Mutina erano state col tempo invase dai boschi e dalle acque tracimate dai numerosi torrenti del territorio. Quasi sempre, il punto di riferimento per gli abitanti era il vescovo; questo legame contribuiva anche a rafforzare l’impegno co¬raggioso e durissimo con cui le varie popolazioni emiliane cominciavano a ricostruire o a rafforzare i loro insediamenti abitativi, difendendoli dalle invasioni barbariche, come quel¬la degli Unni che assediarono Modena nel 450-51, senza riu¬scire peraltro a conquistarla, per la protezione e l’intervento miracoloso attribuito a san Geminiano, vescovo della città.

Intorno all’anno Mille sorsero nuovi ceti sociali legati alla varietà dei mestieri, mentre intorno alla sede del vescovo si aggregarono le prime forme di organizzazione urbana, consolidate poi nel tempo anche come garanzia di difesa contro le potenti famiglie feudali, come quella dei Canossa, le cui fortune cominceranno a declinare nel xii secolo, dopo la morte di Matilde, a fronte di un incremento del potere del vescovo. Cresce perciò l’importanza della cattedrale come fulcro dell’organizzazione dell’intero terri¬torio, ed è in questo clima che viene progettato il nuovo Duomo, a costruire il quale vengono chiamati due affermati artisti dell’epoca: Lanfranco e Wiligelmo.

Il primo ideò e di¬resse la costruzione dell’edificio, dove nel 1106 furono traslate le reliquie di Geminiano con una solenne cerimonia alla quale assistette anche la gran contessa Matilde di Canossa. Matilde, infatti, aveva partecipato all’impresa insieme alle varie componenti della realtà politica, sociale e religiosa: il vescovo, i nobili (milites) e la borghesia (cives). Un evento che resta documentato nel racconto coevo di un testimone oculare, «persona assai dotta per quei tempi» (Galavotti) ancora oggi di grande importanza, la Relatio appunto.

Del secondo restano memorabili le quattro grandi lastre della Genesi, incise nel marmo e collocate sopra i portali laterali e a fianco di quello centrale del Duomo.