Il prezzo è solo uno di fattori che spinge all’acquisto, focalizzare l’attenzione esclusivamente su questo aspetto vorrebbe dire scontare quantomeno una visione parziale rispetto all’evoluzione in atto. Ad evidenziarlo ci sono prima di tutto i numeri diffusi dall’Istat: la serie storica dei dati pubblicati relativi all’indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio, mostra un andamento che denota la progressiva chiusura della forbice tra grande distribuzione e commercio sulle piccole superfici. Nel 2008 infatti la grande distribuzione cresceva del 1,5% mentre il piccolo commercio soffriva un calo del 1,5%; il gap si riduceva lievemente nel 2009 quando la GDO aumentava dello 0.1% mentre le piccole superfici registravano un calo del 2,7%. Nei primi quattro mesi dell’anno si rileva una tendenza che vede assottigliarsi sempre più questa differenza di andamento tanto che ad aprile si invertono le parti: la grande distribuzione cala dell’1,7% mentre il piccolo dettaglio aumenta dello 0.3%.

Ma non è solo questione di numeri dato che oggi le dinamiche che muovono il consumatore sono decisamente più complesse ed articolate. Sono molti i segnali, oltre che analisi, che sottolineano come la capacità critica del consumatore all’atto della scelta del prodotto o del servizio si sia affinata. Sempre più spesso entrano in gioco una serie di parametri: tra questi certamente il prezzo, ma anche la qualità, il contenuto di servizio ed il valore tempo inteso come “risparmio di tempo” al momento della spesa. In molti casi inoltre entrano in gioco valori di natura etica, come il rispetto ambientale nell’intera filiera e l’attenzione per i prodotti tipici, espressione anche culturale di un territorio. Va poi aggiunto che sta cambiando la composizione della famiglia tipo italiana; in particolare diminuisce il numero medio dei componenti e quindi si riduce la necessità di riempire a dismisura i carrelli.

La descrizione documentata e dettagliata di questi fenomeni non è rimasta all’interno di manuali redatti da autorevoli studiosi – ricordiamo i lavori di Giampaolo Fabris, di recente scomparso – e sta incidendo sulle scelte relative allo sviluppo futuro delle reti commerciali. In diversi paesi, tra i quali anche la Francia, è in corso una profonda rivisitazione della rete distributiva a favore del servizio di prossimità, visto anche come fattore di umanizzazione delle relazioni sociali e personali.

Questo tema assume notevole rilevanza anche nella nostra provincia. Come più volte ribadito anche di recente, va superato il paradigma che per anni ha ispirato gli amministratori ed il senso comune della opinione pubblica del nostro territorio secondo il quale grande sarebbe sempre sinonimo di innovazione e di convenienza. Ciò significa, per noi, che le future scelte di programmazione urbanistico-commerciale che si andranno a discutere nei prossimi mesi dovranno tenere conto di questo mutamento, per certi aspetti epocale, che influenza in modo decisivo anche le propensioni al consumo.