Questa mattina nella Sala delle Fontane di Villa Pallavicini è stato presentato il monumento funebre che in questi giorni ha accolto le spoglie mortali di mons. Giulio Salmi, traslate dal Cimitero di San Lazzaro di Savena a Villa Pallavicini e che domenica prossima, in occasione della Festa di San Petronio (anticipata di un giorno) sarà benedetta dall’Arcivescovo card. Carlo Caffarra.

E’ un evento importante già per la sua eccezionalità, infatti in Italia non si ha notizia, negli ultimi 80 anni, di una sepoltura fuori da aree cimiteriali o chiese. Ciò è stato possibile grazie al forte interessamento dell’Arcivescovo di Bologna e delle autorità civili, amministrative e sanitarie, che con tanto impegno hanno rilasciato tutte le deroghe e le autorizzazioni necessarie.

Mons. Antonio Allori, Presidente della Fondazione Gesù Divino Operaio, ha introdotto la presentazione affermando come “questo evento è un segno di riconoscenza per tutto ciò che don Giulio ha fatto nella sua lunga vita sacerdotale e servirà da memoria e insegnamento a chi ne ha ricevuto l’eredità spirituale e dovrà continuare la sua grande attenzione all’uomo, particolarmente al più debole”.

Presenta all’incontro anche il prof. Luigi Enrico Mattei, autore dell’Arca, il quale, illustrando l’opera ha affermato di aver dato al monumento il nome di “Arca”, che non significa tomba, ma dimora, nella quale don Giulio continua ad essere presente. Inserita nel quadriportico del Villaggio della Speranza, ai piedi della statua della Madonna, in asse col cuore della Villa Pallavicini, l’Arca si trova come al centro, vero ombelico del mondo che le vive attorno”.

L’artista ha ideato e realizzato col marmo e col bronzo modalità e modanature tipiche del Classicismo. Un fregio bronzeo che gira attorno ad un altare presenta la vita di don Giulio: bambino che gioca davanti alla chiesa del Farneto, il passaggio al seminario, la consacrazione sacerdotale, l’apostolato alle Caserme Rosse, l’attenzione alle famiglie, le Case per ferie… Poi la descrizione viene interrotta da una tovaglia ripiegata, sulla quale si trovano i cesti dei pani e dei pesci, segni eucaristici di moltiplicazione della carità. Vi sono poi le figure di riferimento più importanti della vita di don Giulio: San Giovanni Calabria, che lui conobbe da giovinetto; il servo di Dio Matteo Talbot, che egli seppe indicare come esempio al mondo del lavoro; Santa Teresa di Gesù Bambino, fonte di tante ispirazioni. La statua di don Giulio, della quale l’artista ha voluto rappresentare più l’anima che il volto, e il Crocifisso completano la scena che continuerà a vivere nella mente e nel cuore di ognuno.

Immagine: Mattei e Mons. Allori davanti all’Arca