Egregi Direttori,

rompo il consueto silenzio che ogni dirigente pubblico deve serbare rispetto ai dibattiti – e più spesso polemiche – che infuocano la vita amministrativa ripromettendomi di osservare la più stretta neutralità.

Mi scusi la consigliera Eugenia Rossi se mi permetto di far presente che, prima di stigmatizzare l’operato dell’Amministrazione comunale, e di riflesso anche dei dirigenti, sarebbe doveroso (prima) istruirsi o quantomeno informarsi sulla pratica: nel giudizio svoltosi innanzi al Tar Lazio in data 8 giugno 2010 non è stata letta nessuna sentenza perché non previsto dalla procedura. Nell’udienza “di discussione del merito” gli avvocati completano le difese scritte con quelle orali se hanno qualcosa da aggiungere. Poi il Collegio giudicante si riserva la decisione che verrà conosciuta solo con il deposito della sentenza nella segreteria del Tribunale (normalmente dopo vari mesi). Nel nostro caso il deposito è avvenuto il 12 di ottobre 2010, e solo in data 19 ottobre il Comune di Modena ha conosciuto il risultato (quando è arrivato l’avviso informativo con la posta).

Tenuto conto che il Testo Unico delle leggi sugli Enti Locali attribuisce ad ogni consigliere comunale un ampio potere di indagine e sancisce il diritto di ogni consigliere di essere pienamente informato dagli Uffici, logica vorrebbe che chi è stato eletto eserciti il mandato, prima informandosi su come stanno le cose, e poi successivamente – se esistono i presupposti – provvedendo con interpellanze e/o critiche all’operato di ciò che ha riscontrato non corretto.

Non è certamente logico fare l’inverso: prima accusare di malafede, poi verificare se effettivamente c’è stata o meno la malizia denunciata.

Quanto sopra mi pare dimostri chiaramente che i fatti non giustificano le opinioni frettolosamente divulgate dalla consigliera Eugenia Rossi attraverso la stampa quotidiana.

Potrei finire qui, ma per dovere di correttezza ed informazione ai cittadini (che hanno il diritto di capire) vorrei aggiungere alcuni “fatti” importantissimi della vicenda. E ciò farò attenendomi giusto ai fatti, cioè esercitando quel metodo che ormai sembra essere stato dimenticato dai molti che costantemente intervengono, ma senza prima aver umilmente “letto le carte”.

La sentenza del Tar Lazio rispetto agli abbattimenti di alcuni immobili nell’area ex Amcm non solo non ha alcuna relazione, ma non ha neppure alcuna influenza. Non perché, come surrettiziamente si insinua, il Comune ha ormai fatto un colpo di mano, bensì perché il Comune ha proceduto rispettando la cosiddetta “prova del nove” prima di far intervenire le ruspe. Infatti, innanzi al Tar Lazio (sin dal 2007) si discuteva se Italia Nostra poteva opporsi o meno al provvedimento del 2005 della Soprintendenza che (diversamente da Italia Nostra) aveva ritenuto di non vincolare: la palazzina (erroneamente) attribuita a Vinicio Vecchi, il magazzino-deposito dei tram e la coltellata di muro del vecchio Cinema estivo.

Il Tar ha ritenuto a prima vista che Italia Nostra non avesse ragione tanto è vero che ha respinto la sospensiva chiesta dalla stessa Italia Nostra. Nelle lungaggini del giudizio, essendo già venuto a mancare l’architetto Vinicio Vecchi, e nonostante il rigetto della sospensiva chiesta da Italia Nostra, il Comune di Modena con estrema correttezza ha sottoposto nuovamente alla Soprintendenza l’intera problematica delle tutele e degli abbattimenti nell’ambito del comparto ex Amcm poiché, con la morte dell’Autore, vi sono maggiori ragioni di legge per tutelare le relative opere (anche se qui, lo ripeto, risulta formalmente che il compianto architetto Vinicio Vecchi non firmò il progetto della Palazzina).

La Soprintendenza si è così nuovamente espressa esaminando le nuove circostanze rappresentate e ha nuovamente ribadito (con atto 21 gennaio 2009) che gli immobili potevano essere demoliti. Sul punto è stata interpellata (dalla stessa Soprintendenza e per estrema cautela) anche la Direzione Regionale dei Beni Culturali che ha nuovamente riconfermato il tutto (con nota 16 aprile 2009).

Per concludere: prima di procedere con le ruspe, il Comune ha ottenuto un secondo conforme pronunciamento da parte dall’Autorità che è preposta dalla legge italiana alla tutela dei beni culturali.

Le demolizioni erano state programmate fin dal 2006 (delibera n. 866 del 29 dicembre 2006) mentre la famigerata delibera dello scorso giugno (per esattezza la n. 381 del 22 giugno 2010) ha sostanzialmente avuto l’effetto di aggiornare i costi che nel frattempo erano lievitati.

Non dimentichiamo poi che Italia Nostra è una associazione che ben può ostacolare in tutti i modi concessi dall’ordinamento ciò che non condivide. Resta però fermo che il Comune è sottoposto ai provvedimenti delle Autorità Pubbliche Amministrative, non invece alle opinioni dissenzienti di una associazione privata, pur stimata e meritevole, qual è il caso di Italia Nostra.

Se nonostante la difficoltà delle questioni tecniche trattate sono riuscito a fare un po’ di chiarezza credo che a questo punto siano doverose anche delle scuse.

Ringrazio per lo spazio concesso.

Avv. Vincenzo Villani

Dirigente dell’Avvocatura civica comunale