“Ogni impianto a biomassa va valutato singolarmete – dichiara il presidente di Legambiente Reggio Emilia Massimo Becchi – in quanto per caratteristiche, potenza, disponibilità di biomassa e processo di combustione si differenziano sensibilmente l’uno dall’ altro, La produzione di energia rinnovabile è uno dei pilastri della nostra politica energetica, anche per evitare il ritorrno del nucleare e la biomasse sono una di queste fonti, rendendo nullo il bilancio complessivo dell’anidride carbonica. Occorre comunque che la biomassa sia reperita in loco o a pochi chilometri di distanza, in modo da non andare a prendere, come accade spesso, olii di varia origine vegetale in altre parti del mondo per poi bruciarlo nelle nostre centrali. Inoltre la combustione della biomassa produce soprattutto acqua calda, che può essere sfruttata per piccoli impianti di teleriscaldamento, ottimizzando il rendimento energetico dell’impianto. Per esperienza abbiamo già visto molti impianti, alcuni validi, altri no, proprio perchè le caratteristiche del territorio vanno ad influenzare la funzionalità della centrale. Non a caso questi impianti nascono per piccolissime comunità montane situate nei pressi di importanti segherie, quindi rifornite dagli scarti di lavorazione del legno. In questa logica va anche valutata la centrale proposta a Fora di Cavola, con un confronto tranquillo con le istituziuoni, i progettisti e i cittadini: solo così si potrà decidere se un impianto ha un senso ambientale. Vanno inoltre, per coerenza ambientale, valutate le emissioni inquinanti nel distretto, verificando l’aumento rispetto a quelle già autorizzate in loco e quanto queste già oggi incidono sulla salute dei cittadini, ragionando sugli interventi di mitigazione o, in estremis, di chiusura di questi impianti. Stessa cosa vale per la proposta presso la Sabar di Novellara e per altri impianti proposti dai privati. La convenienza economica della tariffa omnicomprensiva derivata dai certificati verdi fa si, che come accaduto per il fotovoltaico con il conto energia, ci sia un forte interesse verso questa tipologia di investimenti. Mentre per il fotovoltaico i problemi sono certamente quasi solo legati all’uso di terreno coltivato, per le biomasse occorre avere un’attenzione maggiore: laddove un’uso della biomassa locale viene valorizzato per produrre energia elettrica e termica vanno favoriti. Vista la complessità della materia è inoltre necessario avere delle linee guida, onde evitare fenomeni puramente speculativi che mettono in cattiva luce un processo virtuoso di produzione di energia da fonti rinnovabili”.