Le aperture domenicali e festive consentite agli esercizi commerciali delle zone turistiche sono al centro di un’interrogazione a risposta immediata presentata per il question time da Gian Guido Naldi del gruppo Sel-Verdi. Partendo dal caso di Ferrara, che ha inviato la richiesta di ampliamento della zona turistica “nonostante il parere contrario della maggioranza delle parti sociali in causa Cgil, Ascom e Federconsumatori”, Naldi ha chiesto di conoscere quali sono i comuni che stanno richiedendo lo status di città turistica, se le richieste attengano a vocazioni turistiche oggettivamente rilevanti come previsto dalla legge regionale e in che modo la Giunta ritenga di procedere in merito. “Le aperture straordinarie – ha osservato Naldi – favoriscono i grandi esercizi commerciali a discapito dei piccoli commercianti che non hanno la possibilità di mantenere aperte le proprie attività in maniera continuativa e inoltre, creano forti difficoltà alle lavoratrici e ai lavoratori nei loro rapporti famigliari, ancora più evidenti – ha sottolineato – per la forte presenza di lavoro precario e mal retribuito”.

Ad oggi, – ha risposto il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Bertelli – agli atti dei competenti uffici regionali, risulta esclusivamente l’istanza di riconoscimento come comune ad economia prevalentemente turistica e città d’arte presentata dal Comune di Ferrara.

Il cosiddetto ‘Decreto Bersani’ (art. 12 del D.l. 114/1998) – ha precisato Bertelli – stabilisce che nei comuni ad economia prevalentemente turistica e nella città d’arte gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e possano derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. In base alla la legge regionale (14/1999) che attua la norma nazionale, il riconoscimento di tale status prende il via esclusivamente da una proposta motivata del comune, cui spetta anche la scelta di individuare le zone e i periodi dell’anno per i quali lo richiede. Sempre nella legge regionale è previsto che la richiesta di riconoscimento da parte dei comuni avvenga solo dopo aver compiuto l’obbligo di concertazione con le associazioni imprenditoriali, sindacali e dei consumatori. E tuttavia, non potendo oggettivamente porre un potere di veto sulle decisioni dei comuni, la legge regionale prevede che decorsi tre mesi dall’inizio del procedimento di concertazione l’amministrazione comunale può comunque prescinderne.

Nella prima fase di attuazione della legge citata – ha poi detto Bertelli – la Giunta regionale ha riconosciuto come comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte solo quelli che avevano portanto a termine con esito favorevole la concertazione (oltre a quelli inclusi nella previgente legge regionale 40/19849). Attualmente, terminata la fase di prima applicazione, i comuni che non hanno portato positivamente a termine la concertazione, anche essendo trascorsi oltre novanta giorni dall’avvio tale procedimento, non ottengono in prima istanza il riconoscimento, ma si chiede loro di ripresentare la domanda dopo aver riformulato la proposta per la quale deve essere svolto un nuovo tentativo di conciliazione. La nuova richiesta deve poi essere approvata dal consiglio comunale. Solo in presenza di una reiterata volontà dell’amministrazione comunale – ha concluso il sottosegretario Bertelli – la Giunta regionale attua il riconoscimento.

Nella replica Naldi ha ringraziato l’assessore. “Mi pare che da quanto è stato riferito emerga la conferma che, pur non avendo le parti sociali diritto di veto, spetti comunque alla Regione la decisione in ultima istanza. In tal senso colgo nella risposta dell’assessore l’utilità di una seconda fase di concertazione, che auspico venga posta in atto. Per quanto invece riguarda una riflessione più generale su quale modello di sviluppo indirizzare le politiche future, ha concluso Naldi, avremo modo di ragionare. Assieme ad altre numerose autorevoli voci, credo che in un Paese in cui molti non arrivano alla fine del mese sia giunto il momento di ripensare i modelli che esaltano i consumi.