La voragine di 12 metri circa di diametro, profonda 3-4 metri, apertasi nel cantiere della Tav di via Carracci a Bologna, nella notte del 10 novembre scorso, è stata argomento di un’interrogazione a risposta immediata di Roberto Sconciaforni, della federazione della sinistra, a parere del quale l’episodio sarebbe solo “l’ultimo e il più inquietante di una lunga serie”. Il consigliere, considerate le numerose problematiche da tempo denunciate dai residenti, in particolare per quel che riguarda l’impatto con il sottosuolo ricco di falde acquifere (con frequenti denunce di crepe e lesioni nei palazzi adiacenti e un intero stabile evacuato), l’elevato tasso di inquinamento da polveri sottili e l’inquinamento acustico, ha riferito della “drammatica preoccupazione” dei residenti della zona i quali – ha detto – chiedono risposte concrete. Sconciaforni ha pertanto domandato alla Giunta regionale quali misure intenda adottare per verificare che i lavori nel cantiere procedano rispettando le norme, comprese quelle per la sicurezza dei lavoratori e per sollecitare sistematici ed effettivi controlli per garantire la sicurezza dei residenti. Sconciaforni ha anche chiesto notizie sul’Osservatorio ambientale nella zona di via Carracci, che – ha detto – ormai da circa un anno non fornirebbe alcun tipo di rilevamento, al fine di tutelare la salute e l’incolumità dei cittadini e di chi vi lavora.

L’assessore regionale alle politiche per la salute, Carlo Lusenti, ha riferito che il cedimento si è verificato a seguito dello scavo della galleria che collega il camerone della futura stazione per l’alta velocità (sito a meno 25 metri) con la linea lato nord (sita sul piano di campagna). Il tracciato della galleria, lunga 800 metri, ha detto – è parallelo a via Carracci ed è all’interno dell’area di cantiere recintata.

Nel pomeriggio successivo al crollo – ha riferito l’assessore – gli operatori del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Bologna, si sono recati di propria iniziativa nel cantiere, per verificare l’accaduto. Sulla base di quanto emerso dalle indagini preliminari risulta che il cedimento è iniziato durante le fasi di scavo, si è evoluto in modo lento e si è esaurito in circa un’ora. “Il fenomeno, definito tecnicamente ‘sfornellamento’ è causato da un detensionamento del terreno, in questo caso, già interessato da altre lavorazioni. Attualmente i lavori di scavo nella galleria sono sospesi e sono in corso le indagini per evidenziare eventuali responsabilità circa l’accaduto e per individuare e fare adottare provvedimenti tecnici volti ad evitare il ripetersi di quanto accaduto”. I tecnici di ARPA hanno eseguito un sopralluogo nell’area interessata il 15 novembre e sulla base di quanto hanno potuto accertare risulta non vi siano in atto effetti ambientali conseguenti al crollo che risulta confinato all’interno dell’area di cantiere, comprese le crepe disseminate attorno alla superficie collassata. Pertanto – ha rilevato Lusenti – Arpa ritiene che relativamente agli effetti ambientali causati dall’evento, non debbano essere predisposte particolari misure di sicurezza, fatto salvo il mantenimento in esercizio, anche a cantiere fermo, della procedura relativa allo smaltimento delle acque prosciugate dalla falda contaminata da solventi alogenati, come prescritto a RFI nell’ambito del procedimento di bonifica del sito contaminato relativo alla stazione AV.

Relativamente al tema della sicurezza dei lavoratori impegnati nella realizzazione dell’opera, l’assessore Lusenti ha poi informato che il Servizio di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl ha effettuato, dalla data di inizio lavori (2004), oltre 370 sopralluoghi nel cantiere in oggetto e nelle aree di servizio adiacenti, per verificare il rispetto delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Per quanto infine riguarda l’Osservatorio Ambientale Nodo di Bologna, Lusenti ha precisato che essendo stato istituito presso il Ministero dell’Ambiente che con proprio decreto ne nomina i membri, si tratta a tutti gli effetti di un organismo del Ministero stesso. La relativa convenzione sottoscritta il 17/07/1997 tra i Ministeri dell’Ambiente, dei Trasporti, le Ferrovie dello Stato S.p.A., TAV S.p.A., la Regione Emilia-Romagna, la Provincia e Comune di Bologna – ha fatto presente l’assessore – è scaduta il 1° febbraio 2010. La Regione Emilia-Romagna, la Provincia ed il Comune di Bologna, hanno chiesto più volte al Ministero dell’Ambiente, il rinnovo dell’Accordo per un periodo di due o tre anni, agli stessi patti e condizioni del precedente, ma allo stato attuale, nonostante il Ministero abbia dichiarato di voler procedere in tal senso, tale Accordo non è stato ancora rinnovato. Nell’attesa – ha concluso l’assessore – la Regione Emilia-Romagna, in rapporto con il Comune di Bologna, l’Azienda USL di Bologna e l’Arpa, ha deciso di garantire i livelli essenziali di controllo ambientale necessari a valutare il rispetto delle prescrizioni contenute negli atti autorizzativi e finalizzati alla mitigazione degli impatti ambientali. A tale scopo la Regione sta deliberando uno specifico contributo ad ARPA che ha per oggetto “Supporto agli Enti nella valutazione dei dati di monitoraggio ambientale effettuato da RFI sui cantieri AV del nodo di Bologna”.

Sconciaforni ha ringraziato l’assessore per la risposta che – ha sottolineato – contiene informazioni sulla situazione dell’Osservatorio che non erano note”. Rimangono comunque aperte – ha sottolineato – le problematiche che riguardano i livelli di’inquinamento che continuano ad essere superiori alla norma. Il problema è quindi come intervenire per evitare gli sforamenti. Sconciaforni ha quindi espresso apprezzamento per quanto fatto dalla Giunta regionale “per mettere un piede fermo sui controlli”. Su questo tema – ha detto l’esponente della federazione della sinistra – mi limito a esortare controlli costanti e interventi concreti anche rispetto al comune di Bologna. Da parte di tutti serve il massimo impegno per la massima sicurezza in quel cantiere, cosa che – ha concluso – evidentemente continua a non esserci.