“La proliferazione delle ditte cinesi nel settore della maglieria nella provincia di Modena ha registrato crescite esponenziali. Nel 2005, erano 653 le ditte cinesi regolari presenti su tutto il territorio regionale. Oggi ce ne sono 560 nella sola provincia di Modena. Le ditte individuali cinesi, già nel 2005, costituivano il 91,6% del totale delle ditte con titolari extracomunitari, nel settore del ‘confezionamento di vestiario e preparazione pellicce’. Ciò conferma due cose: l’aumento abnorme ed incontrollato delle ditte cinesi nel settore della maglieria e del confezionamento ed il fatto che in provincia di Modena si sta completando quell’invasione cinese che si è già verificata a Prato”.
Ad affermarlo è il Consigliere regionale del Popolo della Libertà, Andrea Leoni, commentando i dati emersi dalla risposta dell’Assessore regionale alle attività produttive Giancarlo Muzzarelli ad una interrogazione presentata dallo stesso Consigliere Leoni sui dati recentemente diffusi da Unioncamere sulla presenza di ditte individuali cinesi sul territorio provinciale.
“Purtroppo a questi allarmanti dati sulla diffusione delle ditte regolari cinesi va affiancato il dato emerso dalle indagini delle associazioni di categoria, secondo il quale le imprese regolari cinesi sarebbero meno della metà di quelle irregolari. La Regione conferma inoltre irregolarità anche nelle ditte regolarmente iscritte al registro imprese. I controlli effettuati dalle Commissioni regionali e provinciali per l’artigianato hanno confermato che la maggioranza di queste non erano nemmeno iscritte, come prescritto per legge, all’albo delle imprese artigiane.
I controlli nelle ditte regolari e regolarmente registrate hanno poi evidenziato in diversi casi che diverse aziende erano fittizie, prive di titolare e soprattutto di laboratori. E’ chiaro che per salvare ciò che è rimasto della sana economia locale nel settore della maglieria serve una terapia d’urto che non ha precedenti. Per troppi anni non si è fatto abbastanza per prevenire questo disastro. Non possiamo lasciare spazio a questa invasione spesso silenziosa che ha già minato alla radice la forza dell’economia e dei distretti industriali. Non possiamo assistere alla morte e alla scomparsa per soffocamento di ciò che fino ad ora ha distinto, per qualità ed eccellenza ed innovazione, la produzione industriale locale”.