Benvenuto presidente,

oggi, nella festa del Tricolore, la città, i sindaci della terra reggiana, i sindaci delle città già capitali d’Italia si stringono a lei, simbolo dell’Unità nazionale di cui quest’anno celebriamo il 150° anniversario.

E benvenuto a tutti i nostri illustri ospiti in particolare un caldo saluto agli studenti, ai giovani che sono il nostro presente e i veri eredi dei giovani patrioti del 1797.

La città la accoglie, signor Presidente, con le grandi bandiere nelle piazze e nelle vie, con il tricolore nelle vetrine e alle finestre.

Siamo orgogliosi di essere parte di questa patria, di essere e sentirci italiani!

Le tante storie delle nostre città, tutte differenti, sono oggi unite attorno alla bandiera e alla Costituzione, vero faro nei momenti più tempestosi come è questo per tante famiglie a cui oggi va la nostra vicinanza.

Festeggiando l’unità della nostra patria continuiamo a ritenere che proprio nelle città – a Reggio Emilia come nelle altre cento città d’Italia – i problemi del tempo assumano dimensione umana.

Nelle città, la globalizzazione diventa carne nella storia delle persone.

Anche a Reggio Emilia la crisi si è fatta sentire fra i giovani e in cassa integrazione vi sono tanti padri e tante madri

Nelle città, i confini dei problemi del tempo diventano labili ed ognuno di noi è sulla frontiera.

Eppure le città sono i luoghi in cui dalle incertezze maturano le opportunità.

Proprio qui, a Reggio Emilia, centinaia di giovani partecipano alle esperienze di leva civica al servizio della comunità

Proprio qui la convivenza interculturale è presa ad esempio dal Consiglio d’Europa

Proprio qui, ci sono imprenditori che stringono i denti insieme ai propri dipendenti, e non contro di loro, per affrontare la crisi e l’occupazione femminile è in aumento contro ogni aspettativa.

Qui il sistema di protezione sociale e sanitaria è da sempre di livello europeo.

Proprio qui abbiamo scelto di mettere l’educazione – che è un’eccellenza di livello internazionale – al centro dello sviluppo della città: non solo dello sviluppo culturale, ma dello sviluppo economico, riconoscendo all’economia della conoscenza un ruolo di traino e di incubatore di innovazione.

Le città sono, come ricordava Carlo Cattaneo, “la spina dorsale della nazione e l’autogoverno municipale è il mezzo privilegiato per fare compiere alla nazione opere grandi”.

Un autogoverno non basato sulle figure carismatiche locali, non basato solo sui sindaci, ma sulla cittadinanza piena, sul sentirsi parte attiva di una comunità, sul protagonismo di ogni cittadino. Vogliamo pensare che questa sia la “pubblica felicità” a cui aspirava la città innalzando l’albero della libertà nel 1796 e istituendosi in Repubblica: per questo ci aspettiamo una nazione che non sia matrigna nei confronti delle città e ne possa valorizzare, sul piano delle risorse e delle iniziative, la autonomia – riconoscendosi in un’unica patria.

Per questo soffriamo per i tagli ai servizi e anche per non potere pagare le imprese che hanno lavorato alle nostre opere pubbliche, per via delle regole sbagliate del patto di stabilità.

Nelle città la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza espressi dal Tricolore e dalla Costituzione si declinano con parole di tutti i giorni: la libertà di realizzare i nostri sogni senza calpestare quelli degli altri;

la fratellanza come cura dell’altro, della città, degli spazi pubblici: perché la comunità che si prende cura dei suoi cittadini – come ci insegnano le nostre scuole dell’infanzia – riceverà cura;

l’uguaglianza come riconoscimento che ogni persona, a prescindere da suoi documenti, è portatrice dei diritti in sé e primo tra tutti dell’inviolabilità della persona.

Questa è l’eredità che ci lascia il Tricolore e su cui si fonda la città delle persone.

In questo stesso spirito il sentimento verso la nostra patria non è riconducibile al desiderio di potenza e di gloria nazionale bensì al sentimento che si prova “verso una cosa bella e preziosa ma anche imperfetta e fragile, che bisogna amare e preservare”.

“Bisogna essere compassionevoli verso il proprio paese” diceva Simone Weil come verso i genitori anziani o come verso la persona amata”.

E l’amore per la patria è strettamente collegao ad un forte desiderio perché la cittadinanza sia possibile per tutte le identità, le culture e le diversità: a un paese come il nostro la varietà delle idee non può fare del male.

Per questo salutiamo positivamente quanto avverrà domani a Reggio Emilia, quando cristiani copti e musulmani d’Egitto si incontreranno davanti al municipio, simbolo laico e civico per eccellenza, per esprimere solidarietà alle vittime di Alessandria e dimostrando così che nelle città può sempre rinascere il rispetto condiviso per i principi supremi della pace e della convivenza.

Abbiamo consegnato alcune settimane fa la Costituzione a coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e poco fa agli studenti diciottenni.

A loro in particolare chiediamo di tenerla ben stretta.

Nessuno potrà strapparla dalle loro mani se ne saranno orgogliosi come lo siamo noi, da sempre.

Viva il Presidente della Repubblica, viva il Tricolore, viva l’Italia