Fare il punto sulle moderne tecniche di intervento sull’anca. Questo l’obiettivo del II corso annuale di Chirurgia Conservativa dell’Anca organizzato dalla Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena diretta dal prof. Fabio Catani per il 14 e il 15 gennaio 2011 presso l’Hotel Real Fini di Modena.
“La chirurgia dell’anca del terzo millennio si è arricchita di nuove tecniche che consentono un risparmio osseo e tissutale. La conoscenza, l’apprendimento e la corretta applicazione di queste tecniche, delle caratteristiche degli impianti, del loro comportamento in vivo, nonché l’appropriata scelta del paziente, sono elementi indispensabili per garantire un basso tasso di complicanze e la longevità degli impianti”. Ha spiegato il prof. Fabio Catani, Presidente del Corso. Catani, che dal novembre del 2010 dirige la Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico, da oltre 15 anni si occupa del trattamento delle malattie degenerative dell’arto inferiore (anca, ginocchio e tibio-tarsica) con utilizzo delle tecniche chirurgiche tradizionali (artroscopia, osteotomia, protesi) ed innovative quali l’utilizzo della Chirurgia Computer Assistita (Navigazione Chirurgica) che permette una maggiore riproduttività dell’intervento e una maggiore precisione. “Durante l’intervento chirurgico – ha continuato Catani – con l’ausilio del computer la deformità articolare viene studiata in modo accurato e l’esecuzione dell’atto chirurgico è guidata dal computer stesso pr ottenere un bilancio articolare ottimale. Oltre agli Istituti Ortopedici Rizzoli, il Policlinico di Modena è uno dei pochi centri in Regione a intervenire con questa metodica”.
“Questo corso – ha aggiunto il dott. Gianluigi Sacchetti, ortopedico del Policlinico esperto di anca e ginocchio e direttore del corso – “nasce quindi dalla necessità di implementare metodi di insegnamento teorico-pratici in collaborazione con esperti nei campi della chirurgia ortopedica conservativa e dei biomateriali, al fine di consentire a tutti i chirurghi ortopedici di eseguire interventi per ora riservati a pochi centri estremamente specializzati. Il corso è stato disegnato per unire conoscenze teoriche e pratiche, attraverso lezioni, <<relive surgery>> e prove su osso sintetico con strumentari dedicati alle protesi di rivestimento e di conservazione del collo”. Verranno affrontati tutti i temi “caldi” della chirurgia protesica, attraverso l’intervento non solo di ortopedici ma anche di altri specialisti come radiologi, anestesisti. Tra i temi trattati: la biomeccanica, i biomateriali, le tecniche chirurgiche di accesso e di impianto e i risultati dei vari modelli protesici. Il Corso, articolato in moduli, si occuperà sia della chirurgia conservativa, sia della chirurgia sostitutiva dell’anca e delle sue diverse problematiche. Verranno affrontate tutte le principali metodiche di protesi, che l’Ortopedia del Policlinico offre ai propri pazienti. “Tra queste spiccano – ha spiegato Catani – per l’anca, le protesi di rivestimento che ricoprono il collo dell’osso con una struttura di metallo e cemento analoga a una capsula dentaria, e a resezione parziale della testa dell’osso che non sono fissate col cemento ma si basano sull’osteointegrazione, cioè sulla capacità dell’osso di fondersi con la struttura della protesi. Ancora si parlerà delle protesi per la conservazione del collo del femore utilizzando come materiale articolare il metallo/metallo, ceramica/ceramica e Oxinium/polietilene reticolato”.
Nel 2009 la Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico ha eseguito 490 impianti protesici di cui 320 di anca e 170 di ginocchio. I dati dei primi dieci mesi del 2010 parlano di 280 interventi di protesi di anca (dei quali 33% a causa di fratture) e 110 protesi di ginocchio di cui 35 monocompartimentali, cioè eseguiti impiantando una protesi parziale. L’età media della protesica d’anca per la donna è circa 68 anni mentre l’uomo è 66 anni mentre la media di sopravvivenza in Emilia Romagna per l’anca a 10 anni dall’intervento è del 97% e per il ginocchio è del 96%. “Il costante miglioramento dei materiali – ha concluso Catani – tende a una migliore funzionalità e qualità della vita dei pazienti, oltre che a permettere una maggiore longevità delle protesi che consentono di eseguire l’intervento in età sempre più giovane”.