Sono attualmente 123 le dichiarazioni anticipate di volontà depositate al Comune di Modena, che ha istituito il registro il 14 giugno dello scorso anno in esecuzione di una delibera del Consiglio comunale.
Per dichiarazione anticipata di volontà si intende la dichiarazione con la quale un cittadino esprime la propria decisione ad essere o a non essere sottoposto a trattamenti sanitari in caso di malattia o lesione celebrale irreversibile o invalidante o in caso di malattia che costringa a trattamenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.
L’istanza di iscrizione nel registro può essere inoltrata da tutti i cittadini residenti nel Comune di Modena, che possono recarsi all’ufficio di Stato civile, in via Santi 40 al piano terra, nella sede centrale dell’anagrafe. Il modulo si può ritirare nello stesso ufficio o scaricare da internet (www.comune.modena.it). L’interessato nomina uno o più fiduciari che dovranno controfirmare l’accettazione della nomina davanti ad un funzionario comunale: il loro compito è far rispettare, al verificarsi delle condizioni, la volontà del dichiarante.
Assieme all’istanza, deve essere consegnata la dichiarazione in busta chiusa in un numero di copie pari ai fiduciari nominati, più una che rimarrà depositata in Comune. Le buste verranno consegnate, al verificarsi delle condizioni, ai fiduciari nominati dall’interessato, dietro esplicita richiesta. L’ufficio comunale potrà rilasciare attestazioni di iscrizione nel registro a tutti coloro che sono stati autorizzati dall’interessato dichiarante all’atto della presentazione dell’istanza di iscrizione nel registro, ad esempio il medico curante, i parenti e i conviventi. La dichiarazione anticipata di volontà può essere in ogni momento revocata o modificata da parte dell’interessato. Il Comune invierà un’informativa periodica biennale agli iscritti nel registro sulle dichiarazioni in corso di validità, anche ai fini di una eventuale richiesta di modifica o cancellazione.
A MODENA PRIMO INCONTRO NAZIONALE
A due anni dalla morte di Eluana Englaro e a quasi un anno dall’adozione della delibera del Consiglio comunale sul testamento biologico, il Comune di Modena organizza il primo convegno nazionale per fare il punto sulle esperienze istituzionali dei registri che accolgono le dichiarazioni anticipate di volontà.
L’appuntamento è in programma lunedì 7 febbraio dalle 9.30 nella sala del Consiglio del Palazzo comunale di Modena, in piazza Grande (informazioni nel sito www.comune.modena.it/anagrafe).
Dopo i saluti dei rappresentanti dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, il sindaco Giorgio Pighi interverrà con una relazione sul tema “L’istituzione del Registro in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione”. Seguirà l’intervento di Gladio Gemma, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia, sul valore giuridico delle dichiarazioni anticipate di volontà e la tutela della privacy. L’attenzione si sposterà poi sul piano europeo con un intervento di Donata Gottardi, docente all’Università di Verona e parlamentare europea dal 2006 al 2009.
Alle 11 è in programma una tavola rotonda, moderata da Simona Arletti, assessore agli Affari generali del Comune di Modena, con i sindaci di Genova, Giffoni Valle Piana (Salerno), Massa e Torino, località nelle quali è già stato attivato il registro comunale per le dichiarazioni anticipate di volontà. Inoltre, porteranno la loro esperienza i rappresentanti delle associazioni attive sul territorio nazionale: A buon diritto, associazione Luca Coscioni, Comitato Articolo 32 per la libertà di cura (Arci, Cgil, Libera Uscita, Uaar, Udi) e Gli amici di Eleonora.
“I registri delle dichiarazioni anticipate di volontà sono strumenti amministrativi con i quali gli enti locali, non entrando nel merito delle scelte individuali e garantendo l’assoluto rispetto della privacy, si fanno carico in nome della collettività di raccogliere le volontà e depositarle in un apposito archivio dal quale potranno essere ritirate nel caso di bisogno dai fiduciari designati dal dichiarante”, spiega Simona Arletti.
Il dibattito sulla validità legale dei registri è ancora in corso dopo l’istituzione del primo, alla fine del 2008, nel X Municipio di Roma, apripista della procedura amministrativa. L’ultima tappa in ordine di tempo del dibattito politico è la circolare ministeriale del 20 novembre 2010 che dichiara illegittime tali procedure perché di competenza del legislatore nazionale. “Di fatto, però, non esiste nessuna altra risposta alla domanda dei cittadini di poter manifestare la propria volontà in merito ai trattamenti da ricevere in caso di malattie o incidenti fortemente invalidanti”, prosegue Arletti.
Il Comune di Modena ha istituito il registro nel giugno del 2010 accogliendo una delibera di iniziativa popolare. “Come molti altre Amministrazioni abbiamo voluto dare una risposta alle richieste dei cittadini”, aggiunge l’assessore. “Non si tratta di un’ingerenza nei confronti del legislatore nazionale, ma della competenza degli enti locali di predisporre funzioni amministrative riguardanti la popolazione. Il registro dei testamenti biologici è un tema di interesse nazionale che ha saputo mobilitare la società civile e, come enti più prossimi alle esigenze dei cittadini, non potevamo rimanere indifferenti a tali richieste”.
Da una rilevazione condotta da LiberaUscita alla fine del 2010 il registro è stato istituito in 3 Province, 4 Comuni capoluogo di regione, 13 Comuni capoluogo di Provincia e 62 Comuni più piccoli, oltre ai Municipi X e XI di Roma. In molti altri luoghi sono in atto le procedure per attivarli, per esempio raccolte di firme di iniziativa popolare e mozioni consiliari. La regione di maggiore diffusione dei registri è l’Emilia-Romagna, mentre in Val d’Aosta, Molise e Sicilia non si registrano, al momento, iniziative analoghe.