Parole di buon senso: l’obiettivo, comunque si voglia vedere la situazione, dovrebbe essere un uso sempre minore del termovalorizzatore, superato almeno in parte da quote crescenti di differenziata. Diversa la situazione quando il termovalorizzatore è fonte di guadagno per un’azienda, e quando questa azienda ha fra i suoi azionisti molti enti locali. In questo caso l’interesse del territorio, entra in conflitto con quello di chi amministra.

Se chi doveva guidare l’osservatorio ambientale col compito di monitorare la situazione dell’impianto oggi ritiene il proprio ruolo di fatto inutile, la preoccupazione aumenta: e il timore che presto il tetto dei rifiuti speciali verrà tolto, per evitare stop e riavvii del termovalorizzatore, costosi per l’azienda, diventa sempre più presente. Come la paura che nessuno in fondo abbia desiderio di migliorare la raccolta differenziata, per abbassare quel 20% che finisce comunque in inceneritore, di fatto annullando quelle percentuali tanto sbandierate dalle amministrazioni locali. Se togliamo quel 205, le quote sopra il 50% di differenziata,infatti, poi si riducono di molto….

(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL)