In merito all’analisi della Direzione Nazionale Antimafia sulla penetrazione di Cosa Nostra a Modena, l’Onorevole Isabella Bertolini, Vicepresidente del Gruppo del Popolo della Libertà alla Camera dei Deputati e Coordinatore provinciale del partito, ha dichiarato:
“Modena non è solo centro e base operativa privilegiata della Camorra e dell’Ndrangheta ma lo è anche per Cosa Nostra. Le ultime conclusioni dell’analisi della Direzione Nazionale Antimafia sulla penetrazione della mafia siciliana nel settore degli appalti pubblici, è inquietante. Modena è più a rischio infiltrazione di tutte le altre città emiliano romagnole in un settore delicatissimo come quello degli appalti pubblici. Purtroppo questo conferma che l’emergenza e l’allarme legato alle infiltrazioni della criminalità organizzata in provincia di Modena è stato ampiamente sottovalutato e non adeguatamente contrastato dalle istituzioni locali. Già nel 1999, dal rapporto della commissione antimafia emergeva chiaramente il problema legato all’attività della criminalità organizzata in provincia di Modena. Nell’ottobre del 2006 presentai un’interrogazione Parlamentare, per chiedere al Ministro dell’Interno Amato di indagare sul livello di penetrazione della mafia nel territorio della provincia di Modena. Di anno in anno l’allarme è aumentato parallelamente agli episodi di stampo mafioso e la relazione della Dia aggiunge alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel settore privato quello reale e concreto relativo agli appalti pubblici. Oggi la situazione è sempre più grave. Purtroppo all’impegno ed ai risultati straordinari ottenuti dal Governo sul fronte della repressione, che hanno visto negli ultimi due anni l’arresto di boss e personaggi chiave delle organizzazioni malavitose in attività a Modena, non c’è stata evidentemente un’analoga ed efficace azione sul fronte della prevenzione. Siamo convinti che il tessuto economico e sociale e politico modenese, se adeguatamente sostenuto, sia in grado di non far attecchire in modo irreversibile il cancro mafioso, ma questo non può avvenire senza uno sforzo comune e straordinario da parte delle istituzioni locali e di tutti gli attori sociali”.