“L’Ascom di Modena, intesa come libera e democratica Associazione, non esiste più.

L’Ascom Modena oggi è una specie di ente privatistico, gestito da uno sparuto gruppo di dirigenti e funzionari agli ordini del Direttore Generale che agisce principalmente allo scopo di difendere e garantirsi uno stipendio di oltre 20.000 € il mese (più di quanto percepisce il Presidente della Repubblica, con un costo a carico dei Soci di 350.000 € l’anno) e il potere che ne deriva”.

“In anni passati il Direttore si auto elargiva queste somme attraverso sotterfugi, ultimamente mi risulta che li abbia fatti regolarizzare dal Presidente in carica.

Per far questo ha bisogno di circondarsi di persone “amiche”, a partire da un Presidente da lui creato, disposte e disponibili ad accettare e adottare i suoi metodi.

I Soci, gli imprenditori che pure dovrebbero essere gli unici beneficiari di un’Associazione, non contano più, se non per pagare i servizi e quote associative sapientemente calibrate a seconda del grado di “affidabilità” del Socio: da 200 a 400 € l’anno per i Soci “normali” fino a 20 € annui per i soci “amici”. La differenza mancante è a carico del bilancio, e quindi dei Soci “normali”.

Secondo una prassi inaugurata alle ultime elezioni di quattro anni fa, si distraggono somme ingenti dell’Associazione, e quindi dei Soci, per garantirsi l’esito elettorale e, di conseguenza, la pacchia per il quadriennio successivo.

E’ scandaloso che un’associazione impegni il proprio nome (che dovrebbe appartenere a tutti gli associati) per fare una plateale campagna elettorale a favore di un solo candidato, arrivando ad inviare lettere di propaganda elettorale con affrancatura a carico di tutti i Soci, anche di quelli che la pensano diversamente ma che sono comunque costretti a pagare.

Per non parlare dei bus affittati per portare ai seggi i soci “amici” e dei benefici economici concessi ai medesimi in cambio del voto, il tutto sempre a carico del bilancio associativo e delle tasche di tutti gli Associati.

Il Codice Etico, fortemente voluto dal Presidente della Confcommercio nazionale Sangalli, alla cui formulazione diedi il mio modesto contributo e la cui adozione fu raccomandata a tutte le Ascom, non è nemmeno stato recepito da quella di Modena che, evidentemente, lo considera alla stregua di una favoletta per bambini creduloni.

Questo è il vero problema, che molti conoscono ma pochi hanno il coraggio di denunciare, dell’Ascom Modena: un’Associazione che era arrivata a ricoprire un ruolo di protagonista all’interno del Sistema Confcommercio regionale e nazionale, e che si era conquistata la massima autorevolezza in ambito cittadino, oggi è ridotta a essere totalmente emarginata nella Confederazione, e a non contare più nulla nella nostra Provincia. Tutto il resto sono solo belle parole.

Ma il potere (e lo stipendio) del Direttore si sono rafforzati, e sono ancorasalvi. Per ora.

Ora c’è la (forse) ultima possibilità di far cessare questo iniquo stato di cose.

Occorre che i commercianti e gli imprenditori Soci di quella che è stata la più rappresentativa ed autorevole realtà associativa di Modena facciano un piccolo sforzo: vadano all’Assemblea diVignola e mandino a casa, col loro voto, la satrapia che se n’è impadronita.

Per far tornare l’Ascom Modena quello che era e per riprendersi quel patrimonio che è loro e solo loro”.

(Pietro Blondi, Socio Ascom Confcommercio Modena. Già Presidente Provinciale, Presidente Regionale, Vice Presidente Nazionale Confcommercio – Imprese per l’Italia)

P.S. Ad evitare che qualcuno si concentri sul dito che mostra la luna, tengo a precisare che le affermazioni sopra riportate rappresentano il mio libero convincimento non richiestomi da chicchessia, e che dei fatti descritti posseggo ampie prove documentali.

Aver dedicato venticinque anni della mia vita, spesso a scapito delle mie aziende e della famiglia, alla più prestigiosa organizzazione italiana di settore è per me motivo di orgoglio e di lusinghieri riconoscimenti che tuttora ricevo e che superano di gran lunga le pur pesanti amarezze subite. Ho sempre considerato il mio impegno come il modo di restituire al corpo sociale parte di ciò che ne ho ricevuto.

Ora che sono fuori e lontano da quel mondo, nel quale non rientrerò più, sono pienamente appagato dalle cure della mia azienda e della mia famiglia.

Nessuno dunque pensi che abbia vergato queste righe per “togliermi sassolini dalle scarpe” o per spirito vendicativo, categoria, questa, che non mi appartiene.

Sono piuttosto, e più semplicemente, dettate dal gusto di dire la verità anche quando è scomoda e “politicamente scorretta”, lo stesso che mi animò quando, avendo contro una foltissima maggioranza successivamente svanita, lanciai quel sassolino che si tramutò in valanga travolgendo l’allora Presidente Billè e aprendo la strada alla ricostruzione di una Confcommercio su basi moralmente più accettabili.

Convinto allora, come oggi, che talvolta basti poco a risvegliare le coscienze assopite e a provocare nelle persone un sussulto di orgoglio.

Pirandello l’ha mirabilmente sintetizzato: il Piacere dell’Onestà.