Il Protocollo sottoscritto in Prefettura il 31 marzo 2011 fra tutti i soggetti pubblici della provincia, rappresenta un passo rilevante nella giusta direzione della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’esecuzione dei lavoro pubblici a Modena.
Un argine positivo che si potrà rafforzare ulteriormente, quando queste norme di contrasto, si potranno estendere anche agli appalti privati.
Si allarga così ancor più la “forbice” fra le buone pratiche introdotte col Protocollo modenese, e la vecchia strada che lo Stato continua a perseguire nei “suoi” appalti in territorio modenese !
Avevamo sollevato i casi emblematici dei due appalti presso l’ex 8° Campale e l’Accademia, indetti dal Genio Militare presso il Ministero della Difesa.
In merito, non abbiamo registrato né precisazioni né rettifiche dalle Autorità di Governo interessate, ed allora riproponiamo alcune ulteriori considerazioni, interrogativi e suggerimenti, proprio alla luce del buon Protocollo firmato in Prefettura.
1) Il Ministero della Difesa assegna un appalto consistente per la bonifica dell’amianto nella caserma modenese ad un’impresa di Aversa dalle caratteristiche davvero singolari: vince la gara d’appalto, offrendo un ribasso record di ben 53,7 % .
Il Capitale Sociale di questa impresa raggiunge a malapena i 20.000 euro (ventimila!) e quindi viene subito da chiedersi come e di quanto potrebbe “rispondere” in caso di problemi che insorgessero nel corso (o dopo) i lavori. Il suo Amministratore Unico è un ragazzo che oggi ha 21 anni, nominato amministratore quando ne aveva 18 ! Se si sono aggiudicati questo appalto della Difesa “sorpassando” altre 74 imprese concorrenti, possiamo ben immaginare le loro caratteristiche imprenditoriali.
2) Molto singolari anche le caratteristiche dell’altra impresa casalese che si aggiudica il lavoro all’Accademia Militare.
Una società “cooperativa” – non aderente a nessuna Associazione del settore – che vanta un Capitale Sociale di circa 4.000 euro (quattromila!) inferiore al bilancino del nostro condominio, ma capace di offrire un’ampia tipologia di oltre una quarantina di diversi lavori e prestazioni,nonostante abbia uno staff di soli 4 soci lavoratori e dichiari un “costo annuo del lavoro” di nemmeno 7.000 euro (settemila!): neanche sufficienti per costruire un garage! Il fatto paradossale è che imprese di questo tipo NON sono obbligate ad avere “organi di controllo” societari, tipo collegio sindacale e/o revisori legali. Ma perché, almeno, non richiedere obbligatoriamente questi organismi di controllo, nel caso di concorso ad appalti pubblici? Sarebbero inutili ed ingombranti “lacci e lacciuoli” previsti da quell’art. 41 della Costituzione che il Governo vorrebbe cancellare? Perché la normativa nazionale non prevede soglie minime, tipo il capitale Sociale, a parziale garanzia di una credibile solidità aziendale? E che dire dei giovanissimi Amministratori Unici? Il suggerimento lo giriamo pure al Ministero della Difesa, con la consolazione che se adottasse la traccia del protocollo modenese, con l’art.6 gli Enti pubblici si riservano di valutare discrezionalmente l’opportunità di escludere dagli appalti, imprese…non tranquillizzanti.
(Franco Zavatti, Cgil Modena/Coordinamento legalità e sicurezza Cgil regionale)