Parliamo a carte scoperte della SAT terra di conquista! Preso atto dell’intervista di Giovanelli, comparsa su un quotidiano locale, cosa non concessa a tutti, in questa sede vorrei affrontare la questione relativa al presunto passivo di SAT quantificato in 11 milioni di euro e pagato da Hera, che se non chiarito potrebbe essere qualificato come una “graziosità“ ai sassolesi.
Hera, come la maggior parte delle aziende locali in essa confluite, ha dovuto fare i conti con la “questione fiscale“.
In premessa, sul piano politico, mi trovo d’accordo con il Dottor Montezemolo per la risposta data al Ministro dell’Economia, proprio ieri, quando sostiene che un esponente politico, investito di potere di governo, deve rispondere ai cittadini delle sue azioni, come il management di una azienda deve rispondere ai suoi azionisti, quindi solo attraverso una ricostruzione corretta dei fatti, a beneficio dei cittadini, si possono chiarire le questioni inerenti il governo di SAT fino alla fusione per incorporazione in Hera.
Nel 1993 venne costituita la società SEACS con soci il Comune di Sassuolo e la società Sassuolo gas, con oggetto sociale la gestione e distribuzione del gas metano. La neonata società si avvalse di una norma che la esentava dal pagamento delle imposte dirette per un triennio.
La norma fu contestata dalla Comunità Europea e qualificata come “aiuto di stato“ e quindi l’Agenzia delle Entrate ricevette mandato per il recupero delle imposte non pagate.
La contestazione fu notificata alla società SAT subentrata alla SEACS attraverso fusione per incorporazione.
La fusione avvenne nel 1999 e nell’anno 2000 il socio privato (famiglia Carani) uscì dalla compagine societaria attraverso cessione della partecipazione alla società Edison e con corposa plusvalenza.
Negli anni dal 2000 al 2005 (periodo preso a base) la società SAT distribuì utili per euro 9.384.487 di cui euro 771.312 di riserve. Se serve posso quantificare gli utili distribuiti dal 1993, anno di costituzione SEACS, al 2007 anno di fusione con Hera compreso gli investimenti fatti sulla rete.
Edison con la partecipazione del 40 % incassò euro 3.753.948 ed il Comune di Sassuolo con la partecipazione del 20,77 % incassò euro 1.949.158, il tutto al lordo imposte.
Ebbene nonostante la conoscenza delle pretese fiscali, gli amministratori in carica, all’epoca, non ritennero opportuno, creare un fondo, prudenziale, per eventuali debiti nei confronti del fisco, ne la questione fu affrontata dagli azionisti di maggioranza (Comuni), lesti, però, a passare alla cassa per riscuotere gli utili.
All’epoca furono messi in guardia i soci pubblici di SAT (Comuni) della spoliazione della società da parte di Edison che aveva dimostrato disinteresse a potenziare SAT.
Per notizia: per effetto di sciagurati patti parasociali l’amministratore delegato era di nomina Edison ed al quale fu conferita, addirittura, la cittadinanza onoraria (sindrome di Stoccolma).
A titolo di informazione due questioni che avrebbero dovuto far drizzare le orecchie:
– Nel 2001 venne costituita la società Blumet, in applicazione del Decreto Letta, ed alla stessa ceduto il ramo di azienda “vendita gas“.
Attraverso patti parasociali tra Edison – Sat – Agac, sia Sat che Agac, ogni anno dovevano cedere ad Edison una quota di partecipazione in Blumet sulla base delle quantità di gas venduto ed il venditore, guarda caso, era Edison.
Dal 2003 al 2005 la quota di partecipazione di Sat in Blumet passò dal 18,24 % al 15,92 % con un decremento patrimoniale stimato in euro 350.000.
– Nel 2005 viene costituita la società Sat Patrimonio alla quale vennero conferite tutte le reti, beni ed impianti del servizio idrico integrato.
– Nel 2006 viene costituita la società Sat Finanziaria alla quale venne conferita la partecipazione in Blumet.
Intanto Edison uscì da Sat Patrimonio con una “buonuscita“ di euro 1,100.000, nonostante il disinteresse di Edison ad interventi sulla rete, mentre i Comuni soci si accollarono debiti per euro 12.300.000.
In seguito Edison vendette ad Hera la partecipazione in Sat (40 %) per euro 28.700.000 pari ad euro 13,36 per azione, quando dai dati del bilancio 2005, visto il Patrimonio netto di Sat pari ad euro 37.238.628, il valore di una azione era valutabile, da libro, euro 6,93. Stesso prezzo per azione fu pagato da Hera per acquisire il 46,50% delle azioni Sat. Comunque una partita di giro.
Nell’accordo quadro della fusione per incorporazione di Sat in Hera il rapporto di cambio fu stabilito in 5,063 azioni ordinarie Hera del valore di euro 1 ciascuna, per ogni azione ordinaria SAT di nominale euro 5,17 e non vi è accenno alla questione fiscale in sofferenza, anzi vi erano chiari ed inconfutabili impegni di Hera, in termini di rilancio organizzativo e di investimento, clamorosamente disattesi……forse potrebbe essere il pareggio della questione fiscale?
Ultima cosa il valore di una azione Hera, all’epoca della fusione era mediamente di euro 3 oggi di euro 1,718…..ogni ulteriore commento è inutile visto che ero tra quelli che voleva vendere le azioni Hera previa uscita dal patto di sindacato in HSST, per sanare, parzialmente i debiti di SGP,,, altro mostro societario e da me definito “cloaca bimassima”.
(Mario Cardone, Partito Socialista)