Il “caso” della zona Stazione di Reggio Emilia diventa uno stimolante saggio che, coniugando le prospettive della psicologia sociale, culturale e di comunità, indaga i rapporti tra gruppi etnici diversi in un contesto sociale, culturale e storico specifico, identificando in chiave interculturale e cross-nazionale quegli interventi condivisi da mettere in atto per “correggere” il senso di insicurezza molto spesso percepita oggi nelle città di fronte ai fenomeni di immigrazione.
“Sicurezza, coesione sociale e immigrazione: prospettive teoriche e analisi di un caso” è il titolo del libro curato dal Dino Giovannini e Loris Vezzali (Edizioni Unicopli, Milano, 2011, pagg. 233) che racconta attraverso il lavoro di ricerca condotto dal RimiLab – Centro di Ricerca e Interventi su Relazioni Interetniche, Multiculturalità e Immigrazione del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, in maniera documentata e approfondita, le rappresentazioni ed il vissuto delle persone, il 70% delle quali di origine straniera, che abitano in quell’area.
“In un mondo che muta rapidamente e in cui persone e gruppi differenti devono imparare a convivere, quali prospettive – si chiede l’autore, il prof. Dino Giovannini dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – occorre assumere per rendere comprensibile la realtà in cui viviamo e risolvere i problemi determinati dall’esistenza di comunità culturalmente diverse e divise all’interno del tessuto sociale attuale?”
Il volume, da maggio nelle librerie, e realizzato grazie al sostegno fornito da Coopservice, dal Centro Interculturale Mondinsieme e dall’Assessorato alla Coesione e Sicurezza sociale del Comune di Reggio Emilia, affronta il tema della convivenza interetnica e multiculturale e ne analizza gli aspetti più rilevanti e problematici, quali le dinamiche acculturative, il senso di (in)sicurezza, il degrado urbano, la criminalità, la coesione sociale, fornendo una rassegna delle teorie e degli studi effettuati su queste tematiche.
“L’ottica che ha mossi – spiegano gli autori Dino Giovanni e Loris Vezzali – è stata quella di capire i fenomeni che ostacolano il processo di integrazione e le forme di convivenza civile con gli immigrati. Il <caso> della zona stazione di Reggio Emilia, un’area della città che si connota come periferia urbana e densamente abitata da immigrati di varie etnie, ci è sembrata emblematica per capire quali aspetti favoriscono od ostacolano relazioni positive fra persone appartenenti a universi culturali differenti”.
Nonostante il tema della sicurezza sia spesso fortemente enfatizzato a livello politico e sociale – si legge nell’introduzione del volume – mancano lavori di sintesi sui risultati degli studi scientifici e delle ricerche empiriche effettuati al riguardo e la ricerca da questo punto di vista dimostra come i temi emersi siano molti e non scontati, a volte anche non in linea con i risultati di ricerche precedenti condotte sul medesimo contesto.
“Risiedere in zone ampiamente connotate in senso multietnico e dove gli immigrati non regolari e le condizioni precarie in cui essi vivono sono percettivamente salienti dovrebbe avere effetti devastanti sulla sicurezza percepita. Ma le cose – commentano Giovannini e Vezzali – non stanno esattamente così, come dimostra la ricerca presentata in questo volume”.
Sono infatti i temi del degrado urbano e del rispetto della regole a destare in maniera trasversale le maggiori preoccupazioni tra gli oltre 300 residenti intervistati ed è perciò “probabile – commentano Giovannini e Vezzali – che un’attenzione maggiore ad esse ed una loro assunzione come strategia d’intervento possa aumentare l’integrazione tra i gruppi e, di conseguenza, la soddisfazione per la zona di residenza ed il desiderio di continuare a viverci”.
L’indagine, che si rivela molto utile per comprendere l’odierna società “etnicizzata” e le ragioni a sostegno della necessità di far procedere di pari passo immigrazione e integrazione, si è principalmente focalizzata sul ruolo della coesione sociale, delle amicizie e del vicinato, sulla percezione della sicurezza, sulla partecipazione sociale e sulle specifiche problematiche dei residenti presenti su questo territorio.
Il Campione
Il campione delle interviste in strada (capitolo 8), stabilito tenendo conto della proporzione approssimativa di residenti reggiani e stranieri dell’area, è risultato costituito da 94 reggiani e 191 persone di origine straniera, cui vanno aggiunte una serie di interviste a testimoni “privilegiati”. La maggior parte dei rispondenti era residente in via Turri (44.6%), seguita da via Paradisi (19.1%), viale IV Novembre (17.2%), via Veneri (10.1%) e via Sani (9%).L’età media è molto più elevata per i reggiani rispetto agli stranieri, provenienti soprattutto da Marocco, Tunisia, Ghana, Cina, Nigeria.
Per quanto riguarda i reggiani, il 64.9% ha dichiarato di essere coniugato e il 23.4% celibe/nubile. Circa il titolo di studio, è risultato che il 29.8% è in possesso di un diploma, il 22.3% di una laurea e il 19.1% di un titolo di licenza media inferiore; il 23.4% ha preferito non rispondere alla domanda. La grande maggioranza ha dichiarato di risiedere con la propria famiglia (71.3%), mentre il 17% di abitare da solo. Le occupazioni prevalenti sono risultate: pensionato (37.2%), casalinga (9.6%), impiegato (7.4%), insegnante (7.4%), operaio (5.4%); la quota restante del campione non ha fornito informazioni sull’attività lavorativa. Circa gli stranieri, il 47.6% era coniugato e il 47.6% celibe/nubile. Il titolo di studio prevalente è risultato il diploma (36.8%), seguito dalla licenza media inferiore (25.1%); entrambi tali titoli sono stati conseguiti generalmente nel Paese di origine. La maggior parte ha dichiarato di risiedere con la propria famiglia (57.6%), mentre una percentuale minore di abitare con coinquilini con i quali non esistono legami di parentela (30.4%). Infine, rispetto all’impiego, il 25.1% era disoccupato, il 13.9% muratore e il 12.8% operaio.
Già da questi dati emergono rilevanti differenze nel campione considerato tra stranieri e reggiani: questi ultimi hanno un’età media molto più elevata; inoltre, sono in prevalenza pensionati (mentre gli stranieri svolgono soprattutto lavori poco qualificati o sono in cerca di occupazione) e abitano in misura consistentemente più elevata con la famiglia.
I risultati dell’indagine
A sorpresa, nonostante tutto, la valutazione dell’area risulta moderatamente positiva per entrambi i gruppi, anche se il senso di appartenenza è notevolmente più elevato tra i reggiani rispetto agli stranieri, così come l’apprezzamento per la propria abitazione. Quanto alla coesione sociale, il gruppo cinese risulta il più isolato e chiuso al suo interno ed il gruppo tunisino quello con i più bassi livelli di coesione sociale. Quanto alla sicurezza percepita, essa è in media elevata, soprattutto per gli stranieri, ma diminuisce, sebbene non in maniera consistente, nelle ore notturne. In questo caso la differenza tra reggiani e stranieri si acuisce, con i primi che dichiarano di sentirsi molto meno sicuri dei secondi. Quanto ai problemi dichiarati dai residenti in merito alla sicurezza, non sono quelli legati alla criminalità, ma quelli associati al degrado a destare più preoccupazione, lamentando da entrambe le parti sporcizia nelle strade, abuso di alcol in pubblico ed il mancato rispetto delle regole di convivenza come aspetti prioritari da affrontare. Una variabile interessante dell’indagine è la soddisfazione per la zona stazione, risultata piuttosto bassa per tutti i residenti, con differenze rilevanti tra gli stranieri: i marocchini sono i più insoddisfatti ed i cinesi, all’opposto, i più soddisfatti. Per quanto riguarda la situazione personale nel contesto analizzato, il gruppo più contento è ancora una volta quello cinese, i meno felici sono i tunisini. In linea con il basso livello di soddisfazione generale emerso, i risultati indicano che la maggior parte dei reggiani – e soprattutto degli stranieri – vorrebbe trasferirsi.
“Numeri così elevati di persone desiderose di trasferirsi – commentano Giovannini e Vezzali –, anche tra coloro che abitano da molto tempo nella zona, meritano particolare attenzione e richiamano l’esigenza di riqualificare il quartiere, così che possa essere percepito come luogo piacevole e sicuro”.
Infine, rispetto alla qualità della vita dichiarata, i reggiani risultano molto più soddisfatti degli stranieri. Tra questi ultimi, denotando una condizione più agiata, i cinesi sono ancora una volta i più soddisfatti (a livelli comparabili a quelli dei reggiani), mentre i più scontenti sono marocchini, ghanesi e tunisini.
La raccolta dei dati è stata realizzata col contributo di Chiara Cantelli, Valeria Ferrari, Barbara Ferrari, Andra Pintus e Matteo Rinaldini.
Conclusioni
“In conclusione, l’area stazione – afferma il prof. Dino Giovannini – è vissuta in maniera moderatamente positiva dai residenti, anche se alcuni punti emergono come particolarmente problematici. Eventuali interventi futuri finalizzati a creare le basi per rendere nuovamente la zona stazione un’area residenziale cittadina non svalorizzata e in cui sia piacevole abitare non possono prescindere da una partecipazione sociale attiva, come mostrano gli effetti positivi del Patto per la convivenza, le regole, la responsabilità in zona stazione pensato e attuato per andare in questa direzione”.
Dino Giovannini è professore ordinario di Psicologia sociale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e direttore del RIMILab (Centro di ricerca e interventi su relazioni interetniche, multiculturalità e immigrazione) del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dello stesso Ateneo. Ha pubblicato, tra gli altri: Padri e madri: i dilemmi della conciliazione famiglia-lavoro (Il Mulino, 2007), Insegnare l’impresa cooperativa (Carocci, 2005), Psicologia dello sport (con L. Savoia, Carocci, 2002).
Loris Vezzali è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dove insegna Psicologia sociale e Psicologia sociale e dei gruppi nella Facoltà di Scienze della Formazione. È membro del gruppo di ricerca del RIMILab. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali focalizzati in modo particolare sulle teorie dell’identità sociale e sulle modalità grazie alle quali il contatto tra membri di gruppi diversi riduce il pregiudizio.