Caro direttore,

un’altra donna è stata uccisa. Barbara Cuppini di 36 anni, massacrata a coltellate dal suo ex compagno. Non è una storia che viene da via che farebbe dire a qualcuno “ ma sai quelli come sono fatti …”. Non è una storia di integralismo religioso. Non è una storia consumata in ambienti di degrado materiale e morale. E’ una storia italiana. Motivi passionali dice qualcuno. Ma il disgraziato codice d’onore è morto e sepolto (soppresso nel 75 appena 36 anni fa) grazie ai movimenti delle donne. Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: non si tratta di omicidio, ma di femminicidio, di violenza maschile sulle donne. Non è un caso di cronaca nera, ma un’emergenza sociale sempre più grave.

Le donne hanno dedicato molta attenzione al tema della violenza cosiddetta di genere, indagando il rapporto tra i sessi, i condizionamenti sociali di una cultura patriarcale, hanno cercato di comprendere il perché di una condanna sociale troppo timida da parte della società, certamente retaggio di culture ancestrali e di una legislazione fatta da uomini. Hanno persino cercato di capire se esiste una qualche forma di complicità nei rapporti malsani e violenti.

Insomma, le donne hanno parlato, studiato, scritto, agito. Ma non altrettanto hanno fatto gli uomini che pure sono i responsabili principali di questo stato di cose. Non abbiamo visto in questi anni il costituirsi di gruppi spontanei o di libere associazioni di uomini – studenti, operai, medici, economisti, intellettuali, uomini di legge, italiani e stranieri – che cominciassero a interrogarsi e a esprimersi. Su tante cose noi donne ce la facciamo ma su questa da sole no, non ce la facciamo. Ci serve un confronto con voi. Abbiamo bisogno di sentire cosa pensate, cosa avete da dire voi uomini.

In attesa di risposta

Il comitato provinciale “Se non ora quando”