Le cittadine e i cittadini italiani hanno voluto fare a se stessi il miglior regalo per festeggiare i 150 anni dell’unità del Paese, riconquistando i beni comuni, a partire dall’acqua, e insieme il diritto di decidere del loro futuro. Questo ci consegna oggi una forte responsabilità, perché per la prima volta dopo 20 anni abbiamo nuovamente la possibilità di pensare a come il servizio idrico debba essere organizzato per garantire a noi e alle future generazioni il diritto all’acqua, inteso non come semplice accesso alla risorsa, ma come tutela di un bene indispensabile alla vita del pianeta. Il referendum ci consegna un mandato politico da cui sarà necessario partire, ovvero la preminenza della proprietà e gestione pubblica, come garanzia di esclusione del profitto dagli obiettivi del servizio. Allo stesso tempo noi aggiungiamo che, poiché la partecipazione popolare ha reso possibile un obiettivo altrimenti irraggiungibile, sarà necessario individuare forme di controllo partecipato delle comunità locali sull’organizzazione del ciclo idrico, che dovrà avere fra i propri obiettivi fondamentali il risparmio della risorsa e la possibilità di accesso per tutte e tutti, in un quadro che veda l’accesso all’acqua come diritto umano universale.

Dati i risultati referendari, Sinistra Ecologia Libertà – coerentemente con le passate richieste di moratoria degli effetti del Decreto Ronchi oggetto di referendum abrogativo, e parallalemente al Comitato modenese per l’Acqua Bene Comune ed alle altre forze della sinistra che si sono già espresse – chiede ai Comuni di Finale Emilia (ed al neo-sindaco Ferioli), Ravarino e Nonantola di ritirare le delibere tramite le quali nel dicembre scorso si sono approvate la privatizzazione delle società per la gestione del servizio idrico (SorgeAqua) e del ciclo dei rifiuti (Geovest) e di sospendere la messa a gara del 40% delle due aziende avviata, pubblicamente, pochi giorni prima del referendum.

(Sinistra Ecologia Libertà, Federazione di Modena)