Inaugura a Modena una grande casa funeraria, l’unica in regione e tra le prime in Italia. E’ un luogo di servizi pensato e progettato seguendo quanto accade negli Stati Uniti e in molti paesi europei. Una struttura di oltre 4.000 metri quadrati, con nove sale del commiato e un grande spazio per cerimonie funebri di qualsiasi culto o laiche. A disposizione anche un bar e un ristorante per consentire agli ospiti di stare insieme e vicini al proprio caro

Negli Stati Uniti (e non solo) – dov’ è ormai diffusa da decenni – la chiamano funeral home, a Modena l’hanno chiamata Terracielo e la definiscono casa del commiato, la casa per l’ultimo addio. Cambia così il modo di salutare i propri cari. In via Emilia est 1320, alle porte di Modena in località Fossalta, è nata la prima casa del commiato della città, una delle pochissime in Italia, unica per dimensioni e livello di innovazione.

Terracielo Funeral Home adempie in modo ancora più completo il concetto di onoranze funebri, grazie alla legge regionale del 2004 (L.R. 29 luglio 2004, vedi scheda di approfondimento) che si allinea alle direttive europee e introduce una nuova modalità per la custodia e la veglia del defunto. Fino ad ora in caso di decesso era solo possibile custodire il proprio caro in casa, oppure presso le camere mortuarie ospedaliere. Oggi si può richiedere il trasporto presso la casa funeraria, che diventa un’alternativa, un luogo fornito di spazi confortevoli riservati alle famiglia che qui possono ospitare il proprio caro in attesa del funerale.

L’idea non poteva che essere di un veterano, professionista del settore da oltre 45 anni, avendo seguito le orme del padre: si tratta di Gianni Gibellini, titolare della Gianni Gibellini Cofim S.p.A., azienda con 35 dipendenti con sede a Modena. Con lui collabora la sua famiglia: sua moglie Aldina Galavotti e le sue figlie Elisabetta e Daniela, con il marito Flavio Zuccolo. “Terracielo nasce per offrire a tutti, secondo i mezzi di ciascuno, la possibilità di esaudire le esigenze concrete che si presentano durante il lutto. Per me è un traguardo professionale, dopo un percorso che mi ha portato a organizzare i funerali del maestro Luciano Pavarotti davanti alle telecamere di tutto il mondo, spiega Gibellini. Sono convinto che Terracielo rappresenti per la mia città, Modena, un esempio da portare a tutto il Paese come espressione di dignità, decoro e rispetto delle persone”.

La struttura mette a disposizione dei propri clienti un luogo in cui poter trasferire ed esporre la salma del defunto prima del funerale: una pratica molto utile, ad esempio, quando si abbia bisogno di tempo per organizzare la cerimonia (la salma può essere adeguatamente conservata a Terracielo anche per diversi giorni), quando si desideri che il proprio caro possa essere esposto alle visite in un luogo adeguato, nel caso in cui l’abitazione risulti inadatta, o comunque in un luogo più decoroso e accogliente rispetto alla maggior parte delle camere ardenti delle strutture sanitarie.

Nove sale del commiato e una grande sala per cerimonie multiculto o laiche

Terracielo è una struttura di 4.000 metri quadri, di concezione innovativa e internazionale, ideata dall’architetto modenese Claudio Grillenzoni e realizzata con un investimento di circa 6 milioni di euro. E’ divisa in spazi separati e accoglienti, ampi e ben arredati, per consentire di dare con grande dignità l’estremo saluto ai propri cari.

Nel cuore della struttura, un progetto architettonico contemporaneo, c’è un chiostro con un piccolo giardino, una fontana e un albero d’ulivo. Intorno si sviluppano le nove sale del commiato, con salotto anticamera, dai nomi evocativi: Sala delle Rose, Sala delle Palme, Sala del Sole, Sala della Luna, Sala delle Stelle, Sala dei Fiumi, Sala dei Girasoli, Sala degli Ulivi, Sala delle Orchidee. Ciascuna è caratterizzata da un colore diverso che viene ripreso dagli arredi di design, sobri ed eleganti, e da delicati dettagli tematici che gli ospiti possono anche scegliere e personalizzare. Ogni sala del commiato è inoltre dotata di schermi e impianto audio che, comandati da una regia centrale, possono diffondere in ciascuna sala immagini video che ricordano i momenti della vita del defunto scelte dai parenti, così come le musiche, dai classici requiem alle canzoni preferite.

Naturalmente la Casa Funeraria è anche il luogo in cui organizzare le cerimonie funebri, religiose e non, che si possono svolgere nella grande Sala Terracielo da 700 posti, con la possibilità di eseguire musiche dal vivo: è completa di organo, pianoforte a coda e arpa. Non ci sono simboli religiosi fissi: la sala è multiculto e qualunque sacerdote di qualunque credo può celebrare il rito funebre con i propri paramenti. In questo caso internet consente a parenti e amici lontani di partecipare via computer alle esequie e di tributare messaggi al caro estinto e ai familiari in diretta online. Una password permette i collegamenti da tutto il mondo anche per vedere la trasmissione in rete delle esequie.

Un’attenzione particolare, poi, è riservata ai musulmani, a Modena sempre più numerosi: c’è una sala apposita per il lavaggio islamico della salma, con uno spazio all’aperto dove disporre i tappeti verso la Mecca.

Anche sotto il profilo sanitario e tecnologico la nuova casa funeraria offre le soluzioni più avanzate per attività autoptiche, d’imbalsamazione e tanatoprassi (dal greco thanatos, che significa “morte”, e da prassi, che vuol dire “pratica”: il termine viene usato per indicare l’insieme delle cure rivolte alla salma).

L’offerta della struttura si completa con un bar e un ristorante da circa 150 coperti in cui i famigliari potranno restare insieme e al contempo vicini al proprio caro. Terracielo dispone anche di un ampio parcheggio sotterraneo, ulteriore servizio a disposizione degli ospiti.

SOTTO TERRACIELO FUNERAL HOME UNA NECROPOLI DELL’ANTICA MUTINA

Durante i lavori per la realizzazione della sede di Terracielo è emersa alla Fossalta una necropoli di età romana che affiancava l’antica via Emilia. Balsamari in vetro, ceramiche per la mensa, bicchieri e bottiglie che costituivano il corredo per il viaggio nell’aldilà del defunto, ma anche veri e propri monumenti funebri: parte dei reperti rinvenuti sono ora custoditi nella casa funeraria modenese e per la prima volta esposti al pubblico in appositi spazi

Un luogo del commiato, oggi come 2.000 anni fa. Parrebbe una coincidenza straordinaria, ma è proprio così: dove ora sorge Terracielo Funeral Home, in località Fossalta a Modena, già alla fine del I sec. a.C. c’era una necropoli. Lo confermano gli scavi, avviati nel 2001 per la costruzione della sede di COFIM S.p.A. e poi ripresi nel 2009 proprio per la casa funeraria. In entrambi i casi i lavori sono stati interrotti e ripresi solo al termine delle campagne di scavi, portate avanti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e finanziate dallo stesso Gianni Gibellini.

Oggi una selezione dei reperti rinvenuti sono custoditi presso Terracielo Funeral Home e qui per la prima volta esposti al pubblico in spazi dedicati al primo piano della struttura; altri si trovano presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena: un modo per tenere saldo il filo rosso che lega passato e presente e mantenere viva la memoria di un luogo dalla vocazione millenaria.

L’area sepolcrale della Fossalta era probabilmente collegata a un insediamento in prossimità della cosiddetta Mutatio ad Victorìolas, stazione di posta per il cambio dei cavalli e il ristoro dei viaggiatori. Segnalata nei principali itinerari romani tra Mutina (l’attuale Modena) e Forum Gallorum (Castelfranco Emilia), la Mutatio si trovava in prossimità del fiume Scultenna, l’odierno Panaro, a tre miglia da Mutina, distanza che corrisponde esattamente ai 4,4 km che separano la Fossalta dal centro della città romana.

I ritrovamenti, emersi a circa 2 metri di profondità, si riferiscono a due diversi periodi della necropoli: alcuni sono degli inizi dell’età imperiale, tra la fine del I secolo a.C. e i primi decenni del I secolo d.C., altri, più recenti, risalgono all’epoca tardoantica, tra III e IV secolo d.C.

Alla necropoli del primo periodo appartengono i resti di un monumento funerario, demolito nel corso del IV secolo d.C.: si tratta di un tempietto a edicola di dimensioni imponenti, a giudicare dalla lunghezza di quasi 9 metri di un lato del basamento. Doveva fare parte dell’apparato decorativo del monumento anche una grande scultura in pietra raffigurante un leone, rinvenuta a breve distanza, attualmente esposta nel Lapidario Romano del Palazzo dei Musei. Leoni di età romana simili a questo sono stati riutilizzati per arricchire il Duomo di Modena, ai lati del portale Maggiore e sopra la Porta Regia. Un’altro esemplare rinvenuto nel XVIII secolo è conservato al Museo Lapidario Estense.

Al secondo periodo risalgono invece alcuni frammenti di lastre decorate, utilizzate come coperture di tombe. In particolare, una lastra adornata con il motivo delle “armi a riposo” (scudo, gladio e lance incrociate) fa pensare a sepolcri con dona militaria, fatti costruire da veterani di età augustea, che probabilmente scelsero di essere sepolti presso la Mutatio ad Victorìolas, il “luogo della Vittoria”, in ricordo degli eventi che – a partire dalla battaglia di Mutina del 43 a.C. – favorirono l’ascesa al potere di Augusto. Dopo una fase di abbandono, in età tardoantica, tra III e IV secolo d.C. vengono deposte nuove sepolture attorno ai monumenti di età imperiale, che in questo periodo costituiscono una “cava” di materiale da reimpiegare. Si tratta di sepolture modeste, che si trovano a circa 30 metri dalla via Emilia e sono orientate parallelamente rispetto alla strada. Da queste tombe tardoantiche sono emersi bicchieri, bottiglie, ciotole e balsamari in vetro, ceramiche per la mensa e la cucina in uso nell’Italia centro-settentrionale, oltre a ornamenti personali come braccialetti e spilloni in avorio: tutti oggetti che costituivano il corredo per il viaggio nell’aldilà del defunto.