Con un’importante legge delega di un anno fa (L.136/’10) il Parlamento – a larghissima maggioranza – delegava il governo ad eseguire una completa ricognizione e compendio dell’ampia normativa esistente, nazionale ed europea in materia di normativa antimafia.

In sostanza, riportare con coerenza e semplificazione l’intero “complesso delle leggi, delle misure di prevenzione e delle nuove disposizioni in materia di antimafia” all’interno di una specie di “Testo Unico”: un Codice antimafia.

La Cgil ha valutato con estrema preoccupazione il recente testo del decreto predisposto dal Governo, e sul quale si sono espresse negativamente anche le competenti Commissioni delle Camere: il “nuovo” Codice antimafia è inadeguato, sia per ciò che vi manca, sia per ciò che di “nuovo” propone.

1) Anziché coordinare e semplificare le norme, si introducono ulteriori complessità e gravi omissioni, specie per le misure di prevenzione. Per il sindacato – molto sensibile alle problematiche dei beni e sopratutto delle imprese confiscate – desta particolare sconcerto l’assurda introduzione di una sorta di “prescrizione breve” delle confische alle mafie. A fronte di un’economia malavitosa sempre più complessa nelle sue capacità di infiltrazione – anche in Emilia Romagna – si risponde con una drastica riduzione ad un anno e mezzo del tempo per decretare sequestri e confische!

Una norma che avrebbe condonato circa un quarto delle confische eseguite nella nostra regione !

2) Inspiegabilmente mancano riferimenti a recenti normative sulle quali in questi anni si sono sviluppati importanti Protocolli territoriali fra le Prefetture, Enti Locali ed Organizzazioni Sociali.

Su tali carenze insistono anche i rilievi mossi dalla Commissione Giustizia della Camera recependo le sollecitazioni di magistrati, sindacati di polizia e Cgil.

Si tratta delle più recenti e positive esperienze maturate nel contrasto alle infiltrazioni mafiose, come ad esempio:

– la tracciabilità dei flussi finanziari e controlli sugli accessi ai cantieri di appalti e subappalti;

– la drastica limitazione del criterio del massimo ribasso e possibilità di interrompere contratti pubblici di appalti sospetti;

– il divieto per tre anni di fare appalti pubblici con imprese che abbiano omesso di denunciare estorsioni;

– nessun riferimento alle norme anti-racket ed antiusura o all’introduzione del reato di auto-riciclaggio, ecomafie e tratte di immigrati;

– il grave il silenzio sulle competenze dei Prefetti e delle Autorità locali.

Su quest’ultimo punto, il parere negativo espresso dalla Commissione Giustizia della Camera è, al punto 21, molto netto nel contestare “…la mancata previsione delle competenze dei Prefetti in materia amministrativa e di prevenzione…”.

Tutti gli elementi citati richiamano problematiche ben presenti anche nelle nostre provincie.

Sono tantissimi a Modena, come negli altri territori emiliano romagnoli, i Protocolli e Patti sottoscritti fra Prefetture, Comuni, Associazioni di impresa e Sindacati, per un’azione coordinata e mirata ad alzare argini di legalità all’ingresso della criminalità organizzata negli appalti, nei servizi e nella nostra economia.

Il nuovo Codice antimafia in “versione estate 2011” ignora perciò completamente, oltre a quanto già richiamato, anche la ricca “normativa prodotta nei Protocolli Locali” e che invece aveva bisogno di essere fortemente supportata per incoraggiarne l’estensione e la praticabilità.

Ne esce indebolita ed azzoppata l’autorevolezza delle Prefetture che – in forza di una importante Direttiva del ministro Maroni sulla trasparenza negli appalti – hanno sottoscritto Patti coi Sindaci e forze sociali.

Anziché rafforzare uno strumento capace di allargare ed istituzionalizzare la partecipazione alla lotta antimafia, semplicemente lo si ignora. Solo parole e polemiche formali? No.

Prendiamo, ad esempio, l’Intesa sugli appalti sottoscritta presso la nostra Prefettura nel 2007 e poi il Protocollo con tutti gli enti pubblici della provincia del marzo scorso. L’assunzione nel “nuovo” Codice di queste norme “nostrane”, non avrebbe ad esempio consentito l’appalto assegnato dal ministero della Difesa, con un clamoroso sconto vicino al 60%, per i lavori all’Accademia ed all’8° Campale.

Ma stesso discorso si potrebbe fare per appalti Anas sul nostro territorio assegnati al super ribasso.

Per non dimenticare, inoltre, altre importanti indicazioni sui subappalti, tracciabilità dei pagamenti e cantieri che, coi Patti locali, vengono alzate e rafforzate.

Un appello a tutti i Parlamentari del nostro territorio: a settembre, l’ultima parola sul Codice antimafia spetterà alle Camere.

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)