Il contributo di Andrea Rossi, sindaco di Casalgrande e responsabile organizzazione Pd Reggio Emilia, al recente dibattito politico, intitolato “Difendere l’Emilia”.
Gentile Direttore,
mai come in questo periodo urge una riflessione, che certo non pretende di essere esaustiva, sul senso della politica a livello non solo generale, ma pure in un contesto che è stato per anni privilegiato come quello emiliano. Le recenti inchieste che hanno coinvolto anche rappresentanti del Partito democratico quali Penati, una manovra economica iniqua e ingiusta, l’essere al centro di una crisi di cui è difficile prevedere una rapida fine, lasciano nei cittadini, anche i più affezionati amici del Pd, un senso di sgomento e incertezza.
L’antipolitica riesce a cogliere questo stato d’animo collettivo e a dare risposte, come sempre qualunquistiche: e di fatto cala la fiducia in chi è chiamato a rappresentare i cittadini e in chi amministra gli enti locali.
Eppure, per mia fortuna non solo mi trovo a svolgere il ruolo di primo cittadino in uno dei Comuni più virtuosi dell’Emilia Romagna -di fatto paralizzato dalla normativa depressiva del Patto di Stabilità nel potere spendere i soldi che pure sono nel nostro bilancio e sono stati versati dai nostri cittadini casalgrandesi- ma mi trovo anche a far parte della macchina organizzativa delle due più importanti feste di partito che la nostra provincia possa contare: Villalunga e Festareggio. Sto passando le mie serate, come da anni oramai mi accade in questo periodo, tra le cucine, le sale dibattiti, gli spazi musicali di una festa che continuo con orgoglio a considerare sana, attuale e portatrice di valori.
Il recente dibattito sulla necessità di rivedere la formula delle feste, secondo alcuni troppo improntate a preservare la bontà gastronomica rispetto all’elaborazione politica, e gli appelli pretestuosi per introdurre la ricevuta fiscale contro la presunta concorrenza sleale di tali appuntamenti, mi fa ritenere doveroso un intervento nel quale intendo fare chiarezza.
Ho paura di una antipolitica e della crescente ambizione di chi è anche attore all’interno del Pd, per cui è possibile anche attaccare un patrimonio, come quello delle feste di partito emiliano, che rappresentano un tesoro da preservare e fare vivere nel tempo. Il tratto distintivo delle nostre feste non è, come credono alcuni, né la buona cucina né la presunta evasione fiscale, bensì il cuore della gente emiliana disposta a sacrificare il tempo libero per un ideale collettivo superiore. E io rispetto lo sforzo di questa gente, di questo popolo sempre più eterogeneo e, fortunatamente, giovane: rispetto il messaggio che, in controtendenza rispetto ai tempi odierni, parla dell’attaccamento alla politica, della fiducia in essa, della capacità di stare insieme e condividere passioni, nonostante divergenze e contraddizioni che pure vi sono all’interno del nostro partito.
Difendo l’inflessione dialettale della nostra gente, la sua semplicità, l’orgoglio di appartenere a una terra che per tanti anni, e pure decenni, è stata diversa, ha rappresentato un modello di un’Italia migliore, governata da un patto sociale condiviso da tutti, caratterizzato da servizi di ottima qualità, dall’alleanza pubblico-privato, dal benessere diffuso.
Pure se oggi la finanza, l’economia globale, dinamiche di crisi lontane, stanno intaccando, facendoci soffrire, pure il nostro territorio, sono orgoglioso di potere accogliere i big delle nostre feste, così come gli autori, i giornalisti, gli scrittori, uomini di cultura e di sport, i quali, visitando le nostre cucine e sedendo alle nostre tavole rimangono impressionati non da un modello anacronistico di vita, ma dalla generosità della nostra gente, dalla capacità di riuscire ancora a pensare, in un mondo individualista, a livello globale e collettivo.
Tanto si dice della necessità di praticare tagli sugli enti, ma poco si dice di quella classe politica locale che, pure con tutti i suoi limiti, ha visto molti buoni e onesti amministratori svolgere con serietà il proprio dovere, costruendo equità e ricchezza.
Le feste, sotto qualsiasi bandiera esse siano, sono anche questo: l’occasione per riproporre la storica eccezione rappresentata dalla nostra regione rispetto a tante zone del Paese, dove i nostri standard di vita sono ben lontani da essere raggiunti. Mi auguro che questo dibattito, scioccamente improntato sulla necessità di far emettere ai partiti la ricevuta o di congedare un modello al quale altri guardano con ammirazione, possa vertere su temi più alti. Occorre difendere l’Emilia, e salvaguardare, ricominciando a costruirlo, quello più ci interessa: il benessere della nostra gente, senza distinzioni.
IL SINDACO
Andrea Rossi