La decisione, adotta dal Consiglio di Amministrazione dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia a larga maggioranza anche se non condivisa dagli studenti il 29 giugno 2010 di rivedere in incremento il sistema contributivo delle tasse pagate dagli iscritti, ha fatto seguito alla esigenza inderogabile di ripianare in sede di revisione Bilancio di Previsione per l’esercizio 2010, nonostante i rigorosi tagli effettuati su tutte le spese obbligatorie, di uno sbilancio di circa 3,6 milioni di euro, determinato dalla riformulazione (in riduzione del 10%) del Fondo di Finanziamento Ordinario (F.F.O.) deciso dal MIUR solo ad avanzata attuazione delle linee di bilancio a suo tempo deliberate dal C.d.A.

Il suo recupero, senza un deciso e indifferibile intervento sulle tasse studentesche che era la sola manovra possibile da poter mettere in campo in quel momento, avrebbe inevitabilmente comportato un taglio pesante nell’anno successivo tanto sui servizi agli studenti che sulla didattica, una strada tale da compromettere la qualità ed i risultati eccellenti ottenuti negli anni dagli studenti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia in termini di performance e di profitto negli studi.

Senza la riformulazione dell’F.F.O., ovvero ad invarianza di rimesse dal MIUR, la proposta di aumento delle tasse universitarie si sarebbe mantenuta entro i termini di legge e, quindi, entro quel rapporto del 20% tra la sommatoria di tutte le tasse studentesche ed i fondi ministeriali che arrivano al nostro Ateneo.

Verificate le pesanti conseguenze ingenerate dalla riformulazione del F.F.O. e la impossibilità di diminuire l’importo delle tasse al diminuire del medesimo, la scelta degli Atenei che hanno voluto mantenere i conti in ordine è stata quella di determinare a preventivo il rispetto del tetto del 20% della contribuzione studentesca sulla base del fondo storico loro assegnato, cioè senza calcolare i mancati introiti previsti con la riformulazione dell’F.F.O.

Alla luce della sentenza del TAR di Pavia, espressosi sulla materia, oggi ben 33 Atenei su 62 e tutti al centro-nord si sono venuti a trovare nella condizione di essere “fuorilegge” e di dover restituire agli studenti, in caso di conferma della sentenza da parte del Consiglio di Stato, cifre che pregiudicherebbero il livello delle prestazioni garantite.

Nel nostro caso per il 2010 dovremmo restituire 5 milioni 940mila euro, vale a dire 312 euro ad ogni studente, considerato che in media da ognuno degli oltre 19.000 studenti iscritti l’Ateneo ricava 1.263 euro.

Ma queste somme sono state abbondantemente già restituite, in quanto l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia per garantire il diritto allo studio, i servizi e una perequazione che consenta anche a chi con merito ha diritto ad una formazione universitaria, pur in condizioni di bisogno economico o indigenza, ha erogato molto di più della cifra eccedente il 20% previsto come tetto di contribuzione.

Per il solo diritto allo studio nel 2010 a consuntivo sono risultate erogazioni da parte del’Ateneo per 6 milioni 180mila euro:

Stanziamenti per il diritto allo studio Anno Accademico 2010/2011 (consuntivo)

Euro 3.616.352 borse di dottorato

Euro 325.500 studenti 150 ore

Euro 190.000 premi di studio

Euro 190.000 attività sociali e culturali

Euro 256.020 programmi di mobilità culturali studenti

EURO 80.000 finanziamento CUS

EURO 227.200 call center, orientamento e disabilità

Euro 66.000 convenzione con ACTM per trasporto agevolato studenti Modena

Euro 27.500 convenzione con ACT per trasporto agevolato studenti Reggio Emilia

Euro 25.000 convenzione con i Teatri di Modena e Reggio Emilia

Euro 44.175 bando fondo sostegni giovani

Euro 443.000 rimborsi tasse (ufficio benefici e ufficio segreterie)

Euro 500.000 fondo per residenze studenti

Euro 189.520 integrazione borse di studio Erasmus

Totale 6.180.267,00

A questa somma spesa per finalità legate al diritto allo studio e per servizi agli studenti si devono aggiungere i mancati introiti derivanti dall’alto numero di esenzioni totali (circa 10% della popolazione studentesca, la quota più alta tra tutti gli Atenei della Regione Emilia Romagna) e parziali che il nostro sistema di tassazione a fasce (5) garantisce a quanti versano in situazioni di reale bisogno economico. Nell’anno preso a riferimento, il 2010, gli esoneri totali sono stati 1.919 e quelli parziali 44. L’ammontare complessivo di rinuncia alla contribuzione, calcolato sempre sull’importo medio della contribuzione studentesca (1.263 euro) è risultato pari a 2.451.483,00 euro.

Su un totale di 24 milioni e 490mila euro incassati dall’Ateneo nel 2010 attraverso le tasse universitarie, ben 8.631.750 (35,25%) tra benefici e reali e figurati sono impegnati in politiche di sostegno di cui beneficiano gli studenti, mentre la restante parte è utilizzata per il funzionamento ed il mantenimento delle strutture didattiche, ovverosia per garantire standard formativi adeguati alle attese della nostra comunità universitaria e dei nostri territori.

E come avanzato dalle componenti studentesche posso confermare fin da ora di essere disponibile ad un incontro nel quale si valutino puntualmente le implicazioni e le conseguenze di azioni che non sortirebbero altro effetto se non quello di mettere a repentaglio la continuità di tanti impegni presi dall’Ateneo insieme e a favore degli studenti e della affermazione del diritto allo studio.

(IL RETTORE, Prof. Aldo Tomasi)