(Adnkronos Salute) – “La sanità veterinaria non può essere considerata tra i beni di consumo”. Lo sottolinea il presidente dell’ associazione nazionale medici veterinari (Anmvi) Marco Melosi. “Prima la riduzione della detraibilità fiscale con la manovra di luglio, poi l’aumento dell’Iva dal 20 al 21% con la manovra bis di agosto e infine l’inserimento nel redditometro. Le spese veterinarie sono state colpite tre volte dal fisco in poche settimane”, mentre su web rimbalzano voci di una nuova tassa in arrivo. “Nel Piano di Monti al Parlamento non ne abbiamo visto traccia. Abbiamo invece letto di ‘una graduale riduzione della pressione fiscale’ e di ‘riduzione del peso delle imposte’ oltre che di equità nella ridistribuzione del peso fiscale”, dice Melosi che ricorda “le tre mosse che affossano la sanità veterinaria” e le richieste al Governo Monti. A partire dall’Iva al 21%. “Pur essendo una prestazione sanitaria di valenza pubblica e in alcuni casi obbligatoria, quella medico-veterinaria – spiega una nota – subisce la stessa imposta dei beni superflui. E con la Manovra di agosto è stata portata ai massimi livelli impositivi, ai vertici del carico fiscale in Europa. Proprio mentre l’Europa sta riformando l’Iva e studiando esenzioni.

Al Governo Monti si chiede di applicare il regime agevolato (Iva 10%), lo stesso che viene applicato ai farmaci veterinari e di esentare le prestazioni obbligatorie e di prevenzione veterinaria (es. controllo della riproduzione incontrollata/randagismo)”.Secondo problema la riduzione della detraibilità delle spese veterinarie. “Era già ai minimi storici (circa 50 euro effettivi di recupero annuale della spesa). Con la manovra di luglio è stata introdotta una ulteriore decurtazione della detraibilità, a detrimento delle cure agli animali e della lotta all’evasione fiscale. Al Governo Monti si chiede di incoraggiare le detrazioni fiscali come strumento di lotta all’evasione fiscale, innalzando la soglia di detraibilità delle spese veterinarie, mai adeguate al costo della vita dall’ingresso nell’euro”. Ultimo punto il redditometro sperimentale. “L’Anmvi partecipa alla sperimentazione del redditometro sperimentale, on line da qualche giorno sul sito dell’Agenzia dell’Entrate. Sono considerati indicatori di reddito i cavalli (anche se non impiegati in attività lucrative) e le spese veterinarie. Al Governo Monti si chiede che le spese veterinarie siano tolte dagli indicatori e che si riveda radicalmente la valutazione del fisco sulla presenza del cavallo nel redditometro”.