Nessun permesso di soggiorno per motivi umanitari per Adama, la senegalese clandestina rinchiusa al Cie di Bologna dall’agosto scorso dopo aver denunciato il compagno per le botte e le violenze subite. Lo ha stabilito la Questura di Bologna al quale il suo avvocato Andrea Ronchi aveva chiesto il provvedimento. A rendere pubblica la decisione è stato lo stesso legale nella tarda serata di ieri.

Piazza Galilei, che comunque non si è espressa ufficialmente, ha rinviato la decisione alla Procura di Forlì dove il legale nei giorni scorsi ha depositato una querela per conto della donna. Sarà quella Procura che eventualmente potrà rilasciare un permesso di soggiorno ad Adama ma per motivi di giustizia essendo vittima di un reato. Di fatto, in questo modo la Questura ha messo in pratica alla lettera la legge Bossi-Fini. Il 26 agosto scorso la donna ebbe il coraggio di ribellarsi alle angherie e ai ricatti del suo compagno-aguzzino e lo denunciò ai carabinieri, ma essendo clandestina era finita al Cie di via Mattei. La sua non conoscenza dell’italiano, e altri fattori, hanno evidentemente contribuito a creare questa situazione paradossale. Solo a inizio settembre la donna è riuscita a parlare con l’avvocato Ronchi e a fatica, e con l’aiuto di un interprete, ha capito cosa le era accaduto di fatto rendendo pubblica la situazione di Adama.

In questi giorni c’è una grossa mobilitazione in soccorso della donna. Un appello on line per chiedere la sua scarcerazione, lanciato dall’associazione Migranda, ha raccolto nel giro di pochi giorni più di 800 firme. Lo stesso ministro degli Interni ed ex commissario di Bologna, Anna Maria Cancellieri, ha chiesto una relazione sulla vicenda.