Il segretario cittadino del Pd e il capogruppo Pd in Consiglio comunale replicano alle dichiarazioni dei rappresentanti del comitato Villaggio Giardino in merito al Piano Abitativo Sociale del Comune. «Ci sentiamo di rassicurare i rappresentanti del comitato Villaggio Giardino e al tempo stesso di precisare alcune loro affermazioni. Il Piano Abitativo Sociale (PAS) in elaborazione da parte del Comune di Modena è qualcosa di molto diverso da una mera “infornata” di nuove case, come del resto dice il titolo stesso del Piano. E’ il tentativo complesso di dare una risposta alle mutate condizioni economiche e sociali prodotte dalla crisi economica e dalla vasta precarizzazione del lavoro giovanile: migliaia di giovani modenesi vivono ancora nelle famiglie di origine perché impossibilitati ad accedere ad abitazioni con prezzi di affitto alla loro portata. Il PAS è lo strumento di politiche abitative attraverso il quale il Comune di Modena realizza un pezzo fondamentale delle sue politiche di welfare. Non è solo il Pd a sentire la necessità di politiche abitative adeguate e aggiornate all’affitto per affrontare l’emergenza sociale: nei giorni scorsi Sinistra Ecologia e Libertà ha chiesto 1.500 alloggi in affitto in tre anni. Come in tutti i paesi del nord Europa, a cui guardiamo, le modalità di realizzazione saranno improntate alla sostenibilità economica, ambientale, sociale e democratico-istituzionale. Il PAS comprende infatti un’ampia gamma di strumenti di intervento diversi, tra cui molti volti al recupero del patrimonio urbanistico esistente, come ad esempio l’Agenzia per la casa: Tra le maggiori a livello nazionale, se ne prevede ora l’ulteriore rafforzamento; essa consente di incentivare e facilitare l’affitto del patrimonio immobiliare esistente. I punti qualificanti del Piano sono tanti. Tra questi meritano di essere sottolineati la revisione del regolamento PEEP per accentuarne la vocazione sociale e l’avvio anche in città di un ampio progetto di housing sociale, cioè di case in affitto a basso prezzo per lunghi periodi, pensate soprattutto per giovani, precari, famiglie a basso reddito. Crediamo sia difficile negare che esiste questo nuovo bisogno, diverso dalla generica offerta di case in vendita, che solo una parte calante dei cittadini può permettersi. E’ in questo quadro che è necessaria una nuova e diversa offerta abitativa, che solo in parte può essere soddisfatta con il patrimonio abitativo esistente. E’ l’esplosione degli sfratti e delle morosità, l’aumento dei giovani che rinunciano a metter su casa, la diminuzione del numero medio di componenti per famiglia che la motiva. E non c’entra se non marginalmente col fenomeno migratorio. Non diamo per scontato che tutti i cittadini siano informati su questi temi e che non sia utile ascoltarne problemi, dubbi e preoccupazioni. Da qui la proposta di dare corso ai percorsi partecipativi, come deliberato dal Consiglio comunale, in particolare laddove si pongono temi ambientali e di contesto. La partecipazione presuppone – è ovvio, ma lo ribadiamo – che le condizioni formali e le autorizzazioni degli interventi siano in regola: non ha senso discutere di progetti che sono “sub iudice”. E certo ciò che si pone in discussione nei percorsi partecipativi – che il Piano prevede esplicitamente – non è solo il colore delle case. Su questo invitiamo il Comitato a non banalizzare e ad astenersi dal dare giudizi sommari, compreso il cosiddetto deficit di democrazia perché il Consiglio comunale non avrebbe espresso un parere/voto : il Consiglio Comunale di Modena ha votato in tre occasioni (2005, 2008 e 2010). Contribuiscano anche loro ad una fase nuova del nostro Paese, in cui dobbiamo urlare meno e approfondire di più. Perciò chiediamo che si abbassino i toni, come già auspicato più volte, che riprenda spazio la discussione di merito, l’analisi dei bisogni, la valutazione di problemi e progetti. Da questo atteggiamento, siamo certi, usciranno le scelte migliori per tutti, e per il futuro della città».