In Emilia Romagna risultano attualmente 107 i beni confiscati alla criminalità organizzata, di cui solo 55 sono stati destinati e assegnati. Il dato emerge dal sito dell’Anbsc, l’Agenzia nazionale che si occupa dell’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscate alle mafie.

Scorrendo le province, 38 sono a Bologna di cui 8 consegnati, 16 a Ferrara di cui 8 consegnati, 28 tra Forlì e Cesena di 20 consegnati, 1 a Modena non ancora assegnato, 6 a Parma, tutti assegnati, cosi’ come per i 5 di Piacenza e gli altri 8 di Ravenna. Ancora da destinare, invece, i 5 beni sequestrati in provincia di Rimini.

“Approssimativamente sui tre quarti dei beni confiscati alle mafie gravano problemi per l’assegnazione ai Comuni e per il loro riutilizzo – ha spiegato all’Adnkronos il responsabile provinciale di Libera Bologna Antonio Monachetti – poichè ci sono due ordini di ostacoli: quello dei costi per le ristrutturazioni, spesso troppo onerosi per i Comuni specie in questo momento, e quello delle ipoteche o dei debiti che rendono aggredibili i patrimoni”. E’ il caso, ad esempio di Villa Celestini, la grande struttura di 800 metri quadrati confiscata a Bologna nell’ambito dell’indagine sul palermitano Giovanni Costa, per il quale il procedimento giudiziario è ancora in corso.

“Il Comune di Bologna si è dimostrato sensibile al caso di questa struttura – ha aggiunto Monachetti – ma non ha potuto ancora fare richiesta di assegnazione perche’ servono almeno 3 milioni di euro per la ristrutturazione” e in questo momento di scarsità di risorse pubbliche il bene resta di fatto congelato.

Libera Bologna discute, invece, già dal 2003 del caso delle 5 villette al grezzo, situate a Monte Calvo a Pianoro, confiscate ma non ancora assegnate al Comune, perche’ ha precisato Monachetti “il Demanio non è ancora riuscito a chiarire se sui beni gravano debiti o ipoteche e se queste restino a carico della società che ha subito la confisca o debbano passare all’assegnatario”. Intanto, una delle villette, che sarebbe potuta diventare un asilo è franata.

Più in generale, “il Comune di Bologna – ha rimarcato il responsabile di Libera – ha manifestato una forte sensibilità e l’intenzione di aprire un’istruttoria pubblica sull’intero stato patrimoniale e giuridico dei beni confiscati, per capire cosa fare e come, coinvolgendo le associazioni del territorio”. Un tema che Libera metterà al centro del dibattito in programma per il 17 aprile prossimo a Bologna, nell’ambito di ‘Civica’, la due mesi di iniziative per promuovere la cultura anti-mafia.

A fronte di tanti casi di beni confiscati ma di fatto congelati, ci sono anche storie a lieto fine, come quella dell’area Millepioppi nel Comune di Salsomaggiore Terme, che comprende due fabbricati e un ampio terreno agricolo. Un luogo oggi destinato alla diffusione della cultura ambientale e alla salvaguardia del patrimonio geo-paleontologico.

Dal 3 al 10 luglio prossimo, infatti, quest’oasi del parmense ospiterà anche un campo di lavoro, promosso da Libera, per la manutenzione e sistemazione dei circa 9 ettari di terreno, in collaborazione con i responsabili del Parco Regionale dello Stirone.

La riserva, che include anche alcune voliere e il Centro recupero animali selvatici (Cras) è inoltre meta di visite da parte delle scuole.

L’area didattica della riserva e’ stata intitolata ad una vittima della mafia: l’assessore del Comune di Nardò, in provincia di Lecce, Renata Fonte, assassinata la sera del 31 marzo 1984 con 3 colpi di pistola, per essersi battuta contro la lottizzazione e la speculazione edilizia del Parco naturale di Porto Selvaggio.