594 le persone rinchiuse nel corso del 2011, di cui più della metà (282) provenienti dalla Tunisia e quasi un quarto (142) dal Marocco. Di queste, 116 in passato hanno avuto il permesso di soggiorno, 32 provenivano dal carcere, 384 hanno avuto un decreto di espulsione, 36 hanno richiesto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, 40 hanno richiesto asilo. Il tempo medio di permanenza nel corso dell’anno è stato di 35,13 giorni, la media delle presenze giornaliere di 56,25 persone. Sono alcuni dei dati riferiti da Desi Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, all’uscita dal Cie (Centro di identificazione e espulsione per migranti privi di documenti) di Modena, dove si è recata in visita oggi per la prima volta.

Scopo della visita: verificare le condizioni di vita delle persone ristrette, le eventuali richieste di asilo, la presenza di sportelli e servizi alla persona, in un momento che Desi Bruno definisce “delicato” in quanto è da poco uscito un bando al massimo ribasso per il rinnovo dell’affidamento della struttura (attualmente gestita dalla Misericordia, stesso gestore del Cie di Bologna) con base d’asta di 30 euro a persona.

“La nostra preoccupazione – sottolinea Bruno – è che una cifra così contenuta possa far saltare qualcuno dei servizi indispensabili come quelli medico infermieristici, di assistenza psicologica e mediazione culturale attualmente assicurati con un peggioramento della qualità della vita per i trattenuti. Da parte nostra, nella considerazione che si tratta di persone che vivono in uno stato di reclusione la cui dignità va tutelata, abbiamo invece chiesto un incremento dei servizi con l’entrata del volontariato per attività ricreative, culturali e di sostegno oltre ad uno sportello per le informazioni legali per le persone trattenute”. Richiesta alla quale hanno risposto, con disponibilità a valutare i progetti presentati, la direzione della struttura e il rappresentante del Prefettura.

“Attualmente nel Centro di Modena si trovano una sessantina di persone (il massimo della capienza), tutti uomini. La metà – spiega sempre Desi Bruno – vengono dal carcere, l’altra meta dal territorio. Alcuni sono dentro perché diventati irregolari dopo aver perso il permesso di soggiorno, e rischiano di essere rispediti in Paesi di provenienza dove spesso non hanno più legami e ragioni di andare”.

Il Garante ha incontrato anche Andrea e Senad, trovando i due giovani “molto spaventati” per l’incerto destino che li attende in attesa di sapere se la Bosnia riconoscerà loro la cittadinanza, cosa che porterà alla loro espulsione in quel Paese, di cui sono originari i loro genitori, ma dove non hanno mai vissuto e di cui non conoscono neppure la lingua, essendo nati e cresciuti a Sassuolo. “La vicenda – afferma Bruno – è emblematica e restituisce immediata concretezza alla pressante necessità più volte indicata dal capo dello Stato di intervenire per modificare la legge sulla cittadinanza affrontando il problema di quanti nascono nel nostro Paese da genitori con altra nazionalità e vi vivono stabilmente. Se non dovessero essere espulsi perché la Bosnia non li riconosce, Andrea e Senad – afferma Bruno – verranno rilasciati, ma rischiano di tornare dentro nel caso di ulteriori procedimenti di identificazione. Una difficile strada di uscita rimane quella di una richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari”.

Erano presenti alla visita la direttrice del Centro, Annamaria Lombardo, il presidente della “Misericordia” sezione di Modena, Daniele Giovanardi, il questore di Modena, Giovanni Pinto e il capo di Gabinetto della Prefettura di Modena, Bruno Scognamillo.