“La famiglia di Andrea e Senad si è ripresentata sul territorio comunale solo nel 2010, dopo circa 15 anni di assenza. Da allora il Comune ha potuto mettere in atto solo interventi urgenti a tutela dei numerosi minori presenti nel nucleo familiare, perché tutti i componenti avevano nel frattempo perso qualsiasi titolo per il soggiorno”.

L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena interviene sul caso dei due fratelli bosniaci (Andrea e Senad) attualmente trattenuti al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) apparso in questi giorni sulla stampa.

“La situazione dei due giovani è effettivamente molto complessa e si presta a diversi spunti di riflessione. Dalla documentazione in possesso dell’assessorato alle Politiche sociali del Comune, risulta che la famiglia è stata a Modena, per un periodo, all’inizio degli anni ’90, dopo un trasferimento dal Comune di Sassuolo”, prosegue. “La loro situazione rispetto al possesso dei documenti era coerente con le normative del momento: i genitori avevano infatti sia il passaporto che il permesso di soggiorno. Dopo la chiusura del campo sosta nel quale erano ospitati, a metà degli anni ’90 – spiega Maletti – il nucleo ha lasciato la città e l’Amministrazione non ha avuto più alcun contatto con loro fino al 2010, a condizioni mutate”.

Per l’assessore, “la situazione di questi due ragazzi rispecchia l’amara realtà che è possibile acquisire la cittadinanza italiana solo per sangue, cioè da genitori italiani, e non per ‘ius soli’, cioè a seconda del luogo di nascita. Queste persone, nate a Sassuolo – precisa – non si sono mai recate in Bosnia e, se le autorità bosniache non li riconoscono, saranno costrette a rimanere al Cie senza poter avere nessun titolo di soggiorno valido”.

Maletti spiega di non voler entrare nel merito della questione posta dal senatore Carlo Giovanardi, “sul diritto o meno a ottenere il permesso di soggiorno avendo compiuto reati penali”, ma si pone una questione differente, “su cui tutti – precisa – si dovrebbero interrogare: Se Andrea e Senad fossero diventati cittadini italiani al momento della nascita, con le stesse opportunità degli altri bambini nati a Sassuolo, avrebbero compiuto quei reati? Forse – conclude l’assessore – avremmo potuto dare loro maggiori possibilità di una vita normale e agli altri cittadini una chance in più di non subire reati contro il patrimonio”.