”Che la badessa Fornero avesse un’idea della democrazia per cui si può fare solo quel che vuole e che piace a lei, lo avevamo capito già da un pezzo. Non pensavamo però che arrivasse a disporre la chiusura di un sito gestito da un dirigente del Ministero del lavoro (www.dplmodena.it), come un qualsiasi gerarchetto fascista, perchè non abbastanza ‘fedele alla linea’. E non immaginavamo che il sobrio Monti glielo lasciasse fare senza dire una parola”. Lo scrive sul suo blog il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che aggiunge: ”Del resto, questo gravissimo intervento censorio fa il paio con i progetti dell’Agcom, che vorrebbe poter chiudere a piacimento i siti scomodi, e con l’insofferenza di questi governanti, che nessuno ha mai eletto, nei confronti di qualsiasi critica o appunto. Alla badessa voglio dire che per chiudere un sito ‘al fine di garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali’ bisogna aver completamente perso il lume della ragione”.

”Invece, al presidente del Consiglio chiedo formalmente di intervenire per riaprire il sito chiuso d’autorità dalla ministra. Questo Paese è in ginocchio e le riforme del governo sono un rimedio peggiore del male. Capisco che Monti e Fornero siano molto preoccupati per le reazioni dei cittadini. Ma – conclude – non sarà chiudendo siti o addomesticando l’informazione che riusciranno a risolvere il problema”.

Dai sindacati – Cgil e Cisl in testa – a esponenti politici, dal mondo delle cooperative a quello delle istituzioni, oggi è toccato al deputato Pd in commissione Lavoro della Camera, Lucia Codurelli, chiedere al ”ministro Fornero di fare chiarezza”, mentre ieri erano stati Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione ‘Art.21’, e il senatore del Pd Vincenzo Vita ad annunciare un’interrogazione parlamentare e a ipotizzare che ”l’oscuramento sarebbe stato deciso dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero”.

Nei giorni scorsi al ministero avevano già chiesto spiegazioni la Confcooperative di Modena e l’assessore provinciale al Lavoro Francesco Ori – che aveva definito quella del sito web ”una chiusura incomprensibile di un servizio utile” – oltre a Cgil e Cisl, le prime, in ordine di tempo, a far sentire la propria voce bollando la scelta ministeriale come ”incomprensibile, grave e ingiustificata”. Grazie a quel sito, annotavano, ”era possibile reperire dati, informazioni, riferimenti legislativi e normativi”, utili a chi si occupa del mercato del lavoro, di questi tempi al centro di una importante riforma.

Altri strali e l’annuncio di una interrogazione parlamentare erano giunti, sempre nei giorni scorsi, dalla capogruppo Idv in Commissione Attività produttive del Senato, Patrizia Bugnano, che ha considerato ”inaccettabile” la chiusura della pagina web. ”Peccato che la decisione di oscurare, comunque intollerabile, sia stata assunta solo nei confronti del sito di Modena – hanno rincarato Vita e Giulietti – uno dei più apprezzati e consultati in Italia. Comunque stiano le cose – è la loro chiosa – la vicenda non è accettabile: spetta ora al ministro chiarire e soprattutto predisporre la immediata riapertura del sito, evitando il solo sospetto che si sia trattato di un provvedimento censorio”.