L’On. Tiziano Motti, Gruppo PPE delegazione UDC, ha presentato a Strasburgo un filmato di denuncia della Onlus italiana F.I.D.A.(Federazione Italiana Diritti Animali) in cui sono presentate, senza censura, immagini relative alla condizione dei canili in alcuni stati europei e ai casi recenti degli stermini di animali randagi con metodi violenti, avvallati tra gli altri dalle Autorità pubbliche Rumene, Spagnole ed Ucraine.
Secondo l’On. Motti, uno fra i pochi Deputati che si è opposto alla recente approvazione della direttiva sulla sperimentazione animale, il contenuto del filmato pone, al di là delle questioni di moralità lasciate alle coscienze dei singoli, un interrogativo di sostanza giuridica: ” Il quesito riguarda l’applicazione da parte degli Stati del dispositivo dell’art.13 del Trattato di Lisbona, laddove documentazioni diffuse da molteplici Organizzazioni per la tutela del benessere animale dimostrano la barbarie e i dolori inflitti ai danni di animali randagi, che sono appunto considerati “essere senzienti” dal TFUE, all’art. 13. La Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia del 13 Novembre 1987 già disponeva precise misure di sterilizzazione come metodo di prevenzione per prevenire l’incontrollata riproduzione dei randagi. Non tutti gli stati membri del Consiglio d’Europa hanno firmato la suddetta convenzione, ma il Trattato di Lisbona è stato invece firmato e ratificato da TUTTI gli Stati membri, ivi comprese la Romania e la Spagna, dove si stanno tuttavia perpetrando veri e propri stermini dei cani randagi”.
Al termine della proiezione del filmato, da oggi disponibile anche sulla rete internet, l’On. Motti ha aggiunto che solo l’adozione di strategie politiche comunitarie relative alla gestione della popolazione canina ed alla promozione di una cura degli animali responsabile permetterà di tenere sotto controllo il fenomeno.
“Sono circa 120 milioni gli animali randagi in Europa – ha concluso l’eurodeputato UDC – ormai facili prede per la sperimentazione animale ai fini scientifici, secondo i dettami della nuova Direttiva 63/2010. La massiccia raccolta di firme in corso in Italia e in molti paesi europei dimostra la volontà popolare, di cui il Parlamento europeo ha l’obbligo di farsi voce, verso l’applicazione di misure preventive di sterilizzazione, di cui tutti gli Stati membri dovranno arrivare a farsi carico sotto la pressione dell’opinione pubblica, da un lato, e l’apertura di una procedura d’infrazione dall’altro”.