Se i bilanci aziendali degli alberghi potessero essere redatti sulla base delle presenze turistiche, il comparto bolognese godrebbe indubbiamente di buona salute – ironizza il Presidente di Federalberghi Bologna Celso De Scrilli – Purtroppo però i bilanci, il pagamento dei fornitori, i saldi degli stipendi dei dipendenti si basano sui fatturati e non sulla semplice occupazione di posti letto ed è per questo – prosegue il Presidente – che siamo molto preoccupati.

Dal monitoraggio compiuto la tariffa media giornaliera in città, è calata nel 2011 di oltre il 3% e il ricavo medio per camera disponibile (RevPAR) ovvero l’unico indicatore economico considerato a livello mondiale come indice per stimare il valore di un’impresa alberghiera sul mercato, è sceso nel 2011 a Bologna ad euro 40,76.

Se si pensa che nel 2001 Bologna registrava un RevPAR pari ad euro 70,53 – sottolinea De Scrilli – è chiaro come un ipotetico albergo di 100 camere che nel 2001 fatturava 2.574.345 euro oggi fatturi 1.487.740 euro con una perdita netta di 1.086.605 euro.

Tale situazione – secondo i dati illustrati da Marco Malacrida, Amministratore Delegato di RES – STR, azienda leader a livello internazionale di benchmarking – è destinata a procrastinare anche nel 2012. Ad appesantirli ulteriormente potrebbe essere l’apertura di nuove strutture alberghiere. A Bologna – afferma il Dr. Malacrida – IL MERCATO ALBERGHIERO È SATURO. Risulta quindi anti economico continuare ad investire nella progettazione d’aree urbane che prevedano al proprio interno vincoli di edificazione di nuovi alberghi così come, per contro, sarebbe opportuno procedere al cambio di destinazione d’uso.

In una fase così delicata di recessione economica e di calo occupazionale – afferma il numero uno di Confcommercio Ascom Bologna Enrico Postacchini – l’Associazione ritiene che l’Amministrazione Comunale sia chiamata responsabilmente ad agire pensando al bene di Bologna, dei suoi cittadini e, con la stessa sensibilità, anche al futuro delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi. Il Governo della città – afferma il Presidente di Confcommercio Ascom Bologna – si fonda su una valutazione preventiva delle conseguenze dei provvedimenti adottati.

Tema delicatissimo, al fine d’evitare il definitivo affossamento del turismo bolognese, resta pertanto l’ACCESSIBILITÀ AL CENTRO STORICO – spiega Postacchini – Anche per questo abbiamo presentato un piano alternativo a quello del Comune, alla nostra città serve una visione strategica. E’ indispensabile prevedere un articolato sistema di parcheggi, un trasporto pubblico basato su navette, una città sempre più fruibile a cittadini e turisti.

Gli obiettivi che abbiamo inserito si dividono tra alcuni immediatamente realizzabili ed altri non raggiungibili domani, ma è fondamentale aprire un percorso progettuale di ampio respiro che riproporremo in sede di Piano Strategico.

Fra tutte le problematiche contingenti – riprende De Scrilli – vi è la necessità che si ponga fine all’assurda e inspiegabile volontà dall’Amministrazione Comunale Bolognese di voler introdurre l’IMPOSTA DI SOGGIORNO. Una vera e propria dicotomia – tuona il Presidente – Bologna, con indici economici turistici negativi, che ipotizza l’introduzione dell’imposta di soggiorno senza nemmeno predisporre un progetto di promozione turistica a cui destinare le eventuali risorse raccolte.

L’imposta di soggiorno applicata a tutti i comuni turistici uccide “la gallina dalle uova d’oro” in quanto scoraggia il turista che soggiorna e porta ricchezza reale al territorio. Essa appesantisce le tariffe alberghiere, rendendole meno competitive e fa perdere complessivamente attrattività alla località.

Le amministrazioni comunali, pur nella necessità di far quadrare i loro bilanci, hanno il dovere d’agire nell’interesse della collettività. Hanno l’obbligo di prendere decisioni consapevoli, di conoscere puntualmente e non sommariamente, cosa stia succedendo all’interno delle aziende, di tenere un comportamento in linea con le esigenze reali, di interrogarsi su quali conseguenze possano avere le loro scelte sul tessuto economico della città. Oggi, più che mai, le Amministrazione Pubbliche non possono operare – chiude il Presidente – con decisioni ispirate alla demagogia o al falso populismo.

Lo scenario che si verrà a delineare se Bologna dovesse veramente procedere con l’inserimento del balzello – conferma infatti il numero due di Federalberghi Bologna Giovanni Trombetti – è quello di concorrenza sleale tra strutture ubicate in comuni limitrofi. Ipotizziamo che Bologna la applichi e tutti gli altri comuni no – prosegue Trombetti – ciò comporterebbe che l’ospite che alloggia in una struttura ricettiva cittadina si troverebbe gravato da un costo aggiuntivo rispetto all’ospite che alloggia in una struttura ubicata subito fuori dai confini comunali. Perché, è doveroso ricordare, che la tassa non è in capo alla struttura ma grava direttamente sull’ospite. Noi oggi ci stiamo battendo per tutelare il turista e la destinazione Bologna, non l’albergo come molti erroneamente credono.

Altre due delicatissime tematiche sono IVA e IMU. La prima dal 1° ottobre di quest’anno rischia di passare per il turismo dal 10% al 12% ed essa, affiancata all’Imu, nella sua rinnovata versione, potrebbe provocare per le sole imprese ricettive 600 milioni di euro di aggravio fiscale.

Infine, ad aggiungere ulteriore “benzina sul fuoco” vi è la tematica della RIFORMA del LAVORO, l’aggravio dei costi e la stretta sulla flessibilità in entrata penalizzano fortemente le attività turistiche.