L’ordinanza emanata il 2 giugno 2012 dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Prefetto Franco Gabrielli, ha portato notevole scompiglio tra le fila degli imprenditori e delle loro associazioni concorrendo ad agitare ulteriormente animi già provati dalle devastazioni. Se infatti il secondo, grande sisma del 29 maggio ha smorzato l’ottimismo e la serenità che si stavano ritrovando, la scossa ulteriore del 3 giugno rischia di essere mortale. Insieme a ciò che resta di monumenti case e capannoni, sta traballando anche la speranza.

Eppure, nonostante tutto, rimane miracolosamente viva negli imprenditori la voglia di ricominciare; di lasciare alle spalle questa brutta esperienza andando oltre le contingenti difficoltà. C’è un prepotente desiderio di tornare alla normalità della vita, anche di quella produttiva che è parte così importante del nostro modo di essere.

Ci sono anche, è vero, qua e là, sporadiche dichiarazioni di resa. Ma i più non vogliono buttare al vento anni di impegno, di investimenti, di buoni risultati, anzi, di affermazioni brillantissime da parte di imprese che sono componente significativa di quel Made in Italy tanto apprezzato nel mondo del quale siamo tutti giustamente orgogliosi.

Ora, questa classe di eccellenti imprenditori è sull’orlo del baratro. Se vi dovesse cadere trascinerebbe con sé larghissima parte di quel diffuso tessuto produttivo di piccole e piccolissime imprese che costituiscono il tratto distintivo di una regione arrivata ai vertici europei quanto a sviluppo e qualità della vita.

Se, infatti, l’articolo 1 della citata Ordinanza non venisse modificato non ci sarebbero spazi per interpretazioni, tanto è chiaro il testo laddove recita . “il titolare dell’attività produttiva….deve acquisire la certificazione di agibilità sismica rilasciata, a seguito di verifica di sicurezza effettuata ai sensi delle norme tecniche vigenti..”.

Un articolato che non lascerebbe scampo alle attività economiche che, quasi tutte, si svolgono in immobili costruiti prima dell’entrata in vigore delle attuali normative.

Le prime, allarmate reazioni, sembrano aver evidenziato le rilevanti criticità del provvedimento che starebbe per essere riconsiderato. Da come lo sarà dipenderà il futuro di queste terre martoriate.

Nessuno eccepisce sui principi che si intendono salvaguardare: il rispetto della vita e la sicurezza sui luoghi di lavoro sono prioritari per tutti, ma è troppo facile scaricare sull’imprenditore ogni responsabilità. Ed e’ troppo semplicistico – e dannoso – fingere di non sapere che quel certificato di “agibilità sismica” non potrà essere conseguito che in pochissimi casi.

Si chiede allora che soccorra la ragionevolezza.

Se, come mi pare ovvio, non si vuole celebrare il “de profundis” dell’economia locale necessita una consapevole, coraggiosissima assunzione di responsabilità collettiva che può avvenire solamente attraverso un atto legislativo. Per questo si fa appello al Governo, al Parlamento ed alle Regioni. La soluzione è semplice, in fondo.

Ferma restando la necessità di comprovare l’effettiva solidità strutturale dell’immobile -mi riferisco, in particolare ai capannoni destinati alle attività produttive che abbiano subito qualche danno, poiché per gli altri dovrebbe essere tutta un’altra storia- sotto la guida dei tecnici abilitati dovranno essere tempestivamente adottate misure tese ad accrescere il livello di sicurezza rispetto allo standard tipico della costruzione.

Mentre per l’adeguamento alle norme vigenti dovrà essere concesso un lasso temporale tale da consentire interventi strutturali in genere non semplicissimi.

In tal modo, sgombrato il campo dall’idea – non veritiera – che le imprese chiedano trattamenti indulgenti, potrà essere salvaguardato lo svolgimento delle attività economiche nel rispetto dei criteri posti a presidio della sicurezza delle persone.

Il sistema camerale nazionale supporta le imprese colpite

Nell’area dei Comuni dell’Emilia-Romagna colpiti dal sisma si concentra l’1,9 percento del PIL nazionale e ben il 3,9 per cento dell’intero export italiano.

In queste zone, dove si concentrano filiere produttive di rilevanza mondiale, assai rilevante si presenta la consistenza dei danni economici alle attività economiche, ma le imprese restano animate da grande volontà di reazione e spingono con decisione perché le istituzioni varino il quadro normativo e i sostegni finanziari per consentire una ripresa tempestiva delle attività. Il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che sospende i termini per gli adempimenti tributari consente di rinviare la scadenza di metà giugno anche per il pagamento del diritto annuale da parte delle imprese dei Comuni colpiti dal sisma, ma va completata inserendo nei provvedimenti in gestazione lo slittamento dei termini anche per il deposito dei bilanci.

Il sistema delle Camere di commercio a livello nazionale ha impostato in questi giorni un primo pacchetto di misure, a integrazione da quanto immediatamente deciso dalle Giunte delle singole CCIAA operanti nei territori colpiti dal sisma. L’Ufficio di Presidenza dell’Unioncamere ha approvato un intervento a favore dei territori colpiti articolato su tre linee d’azione e basato nell’immediato sull’impiego di risorse del sistema nazionale per complessivi 2 milioni di euro, da destinare a iniziative di supporto alle imprese.

E’ in fase di verifica con il Ministero dello Sviluppo economico la possibilità di istituire in tempi brevi una sezione speciale del sistema camerale all’interno del Fondo centrale di garanzia per le Pmi, riservata alle imprese colpite da calamità naturali. Le risorse saranno destinate ad interventi di cogaranzia e di controgaranzia del Fondo, in collaborazione con il sistema dei Confidi, per facilitare l’accesso al credito delle Pmi colpite da calamità naturali.

Infine, è stata l’aperta una sottoscrizione da parte di tutte le Camere di commercio italiane per raccogliere risorse da destinare ai sistemi economici oggi in difficoltà.

Questo piano di interventi varato dal sistema camerale nazionale si affianca alle iniziative tempestivamente messe in campo dalle Camere di commercio operanti nelle aree dell’Emilia-Romagna interessate dal sisma, le quali si sono attivate immediatamente con interventi a favore delle imprese danneggiate per dare segno tangibile della volontà delle istituzioni di accompagnare le imprese in un percorso di immediata ripresa delle attività economiche.