Tema ‘caldo’ e sempre attuale quello dei buoni pasto: per i bar e ristoranti che li accettano, ma pure per le associazioni imprenditoriali che rappresentano i pubblici esercizi. Le commissioni sempre più elevate richieste dalle società emettitrici ed i tempi di pagamento sempre più dilatati, costituiscono un problema certamente non trascurabile.
Problema, che si complica quando ad esempio si tratta di una grande azienda come Hera, i cui dipendenti, previa decisione aziendale, possano spendere i buoni pasto assegnati solo ed esclusivamente presso i punti di ristoro di un’unica impresa.
Scelta che si è ripercossa sui bar e sui ristoranti modenesi ubicati in prossimità delle sedi della multiutility. Dalla decisione di Hera in poi infatti, al calo dell’utenza, è seguito quello degli introiti relegati ai consumi da buoni pasto. Mentre le spese fisse sostenute da questi operatori commerciali per l’attivazione delle convenzioni con le società emettitrici dei suddetti buoni, risultano troppo elevate se rapportate all’effettivo numero dei clienti.
“Da un primo incontro con Hera, per capire le ragioni di tale decisione, eravamo stati informati che il provvedimento in questione aveva natura provvisoria e che sarebbe stato oggetto di ulteriore confronto con noi – sostiene Daniele Cavazza coordinatore Fiepet-Confesercenti Modena, il sindacato dei gestori di pubblici esercizi – Abbiamo più volte quindi chiesto un nuovo incontro in merito, ma che al momento non ci è stato ancora accordato. Confidiamo che alla ripresa del lavoro dopo la pausa feriale possa avvenire l’auspicato definitivo chiarimento, in merito alla valenza temporanea del provvedimento adottato. Il nostro auspicio infatti è che una azienda il cui pacchetto azionario è detenuto in parte anche dal Comune di Modena si mostri sensibile alle ragioni di una parte, seppur piccola, dell’economia modenese e cittadina”.



