Secondo quanto è apparso sulla stampa, il famoso pastificio Dallari, guidato fino a due anni fa con grande capacità dal “Generale”, avrebbe clientela e ordini da evadere, ma non la materia prima per poter produrre: si troverebbe cioè in una situazione di crisi di liquidità.

Preoccupa molto la situazione del pastificio che nella bassa reggiana rappresenta una realtà industriale significativa; un’industria che da lavoro a molti operai ed impiegati. Sono infatti 52 i dipendenti del Pastifico, distribuiti nelle due sedi di Fabbrico e Marmirolo.

Occorre uno sforzo corale di Istituzioni locali, istituti di credito e parti sociali per impedire una crisi che potrebbe poi determinare con la chiusura dell’attività”.

All’origine della crisi del pastificio sembra vi sia stato il rincaro delle materie prime ed i minori margini di guadagno conseguenti alla politica dei prezzi messi in atto dalla grande distribuzione.

In conseguenza di ciò le banche avrebbero deciso di ridurre il fido concesso al pastificio Dallari. Per immettere liquidità e rilanciare la produzione, il proprietario, Nino Dallari, sembra sia orientato a cedere la maggioranza dell’azienda ad un imprenditore milanese; quest’ultimo però, per subentrare, ha posto la condizione che sia bloccato il debito pregresso e ripristinati i fidi alla data del 30 giugno scorso. Da parte sua l’imprenditore milanese rileverebbe la maggioranza azionaria con la promessa di non vendere ad aziende concorrenti.

In questa situazione occorre una responsabilizzazione di tutte le parti in causa, mentre non è assolutamente utile uno sciopero ad oltranza.

Uno sciopero che, al contrario, potrebbe risultare controproducente, rispetto alle prospettive di soluzione della crisi aziendale in corso.

(Fabio Filippi)