Dimissioni protette: una soluzione la cui adozione nel distretto sanitario di Sassuolo è in costante crescita, tanto che dal 2006 al 2011, il numero di pazienti che hanno fruito di questi percorsi assistenziali fortemente personalizzati che integrano l’attività ospedaliera con i servizi territoriali, è raddoppiato superando quota 600. Numeri dietro ai quali c’è un lavoro costante e impegnativo che coinvolge una pluralità di soggetti che sono chiamati a tradurre in azioni le dichiarazioni di principio e a confrontarsi periodicamente tra loro per cercare di migliorare laddove ce ne sia bisogno.

L’ultimo incontro qualche giorno fa, presso la sala conferenze dell’Ospedale di Sassuolo, dove, in una sala gremita, si sono ritrovati professionisti dell’Ospedale, del Distretto di Sassuolo e dell’Unione dei Comuni del Distretto Ceramico per condividere le novità introdotte dal gruppo di lavoro in materia di Gestione delle Dimissioni Protette. Ad operare insieme per la realizzazione del documento aggiornato sono stati professionisti della Direzione Sanitaria e Infermieristica dell’Ospedale e della Direzione del Distretto con la partecipazione attiva degli attori territoriali direttamente coinvolti sul campo. Tra loro rivestono una funzione centrale l’Assistente Sociale presente in Ospedale dell’Unione dei Comuni del Distretto Ceramico, il Responsabile Area Fragili del Distretto di Sassuolo, il Responsabile Ufficio Infermieristico di Pavullo e Sassuolo, il Coordinatore dell’Ufficio Infermieristico di Sassuolo, il Coordinatore del Servizio Assistenziale Domiciliare Infermieristico e del Punto Unico di Accesso Socio Sanitario del Distretto di Sassuolo, il Responsabile Salute Donna/Consultorio Familiare del Distretto di Sassuolo, il Responsabile della Pediatria di Comunità del Distretto di Sassuolo.

“La presa in carico del paziente, con le sue fragilità legate alla malattia, richiede la necessità di affinare la capacità di ascolto e di adattare la risposta assistenziale alle reali esigenze dell’individuo, mettendo in rete tutte le competenze a disposizione, sia di carattere sanitario che di natura socio-sanitaria, dando vita a percorsi che garantiscano la continuità di cura e di assistenza al termine della fase acuta gestita all’interno dell’Ospedale.” Sono le parole di Francesca Torcasio della Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Sassuolo che ha coordinato i lavori di aggiornamento.

“Da anni lavoriamo insieme con un importante obiettivo: fare ciò che serve al paziente e a coloro che gli stanno vicino, garantendo la massima attenzione sia ai molteplici aspetti della salute, sia alle peculiarità del contesto in cui si andrà ad inserire il paziente in fase di dimissione dall’ospedale. Tutto ciò è prioritario per i soggetti soli ma è di fondamentale importanza anche per quelli integrati in un contesto familiare e al domicilio. Nel distretto di Sassuolo lavoriamo su questo fronte da anni e grazie alla fattiva collaborazione di tutti i soggetti coinvolti i risultati raggiunti, sia in termini qualitativi che quantitativi, pongono la realtà sassolese all’avanguardia” ha a sua volta aggiunto Stefania Ascari, Responsabile dell’Area Fragili del Distretto di Sassuolo.

Il documento finale presentato nei giorni corsi è il risultato di un lungo lavoro di definizione e pianificazione dei percorsi integrati tra Ospedale e Territorio nell’ambito della gestione della delicata fase di trasferimento del paziente dal contesto ospedaliero a quello domiciliare-territoriale, con l’obiettivo di garantire: la continuità di cura e di assistenza mediante un progetto di presa in carico personalizzata del paziente al momento della dimissione, il sostegno al nucleo familiare, se presente, della persona in dimissione che si trova in uno stato di “fragilità” permanente o temporanea, l’attivazione di interventi integrati di sostegno socio-sanitario dopo la fase di acuzie gestita a livello ospedaliero.

È utile aggiungere che i percorsi riguardano varie tipologie di pazienti con diversi livelli di complessità assistenziale socio-sanitaria alla dimissione. Tra loro l’anziano “fragile” affetto da più patologie croniche, da limitazioni funzionali o disabilità psico-fisiche, da diversi livelli di non autosufficienza; così come il paziente che necessita di un percorso riabilitativo o di recupero e mantenimento delle abilità residue (paziente neurologico, paziente anziano post- evento traumatologico, paziente con gravi disabilità), il malato terminale, il paziente con problematiche sociali, psicopatologiche o di dipendenze patologiche e, infine, quello con problematiche socio-sanitarie qualora non esista la famiglia o il caregiver di riferimento.

Un approfondimento specifico è stato sviluppato in ambito materno-infantile, attraverso la definizione di percorsi finalizzati a individuare a livello consultoriale eventuali elementi di disagio/fattori di rischio psico-sociale della madre, facilitare l’accesso all’Unità Operativa di Ostetricia alle donne con “gravidanza multiproblematica”, migliorare l’organizzazione e la personalizzazione delle cure erogate alla madre e al neonato in regime di ricovero, costruire un percorso di cure e presa in carico integrata madre-neonato tra i servizi territoriali ed ospedalieri; facilitare la dimissione protetta e concordata, con supporto alla coppia, alla famiglia.

 foto della dott.ssa Francesca Torcasio della Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Sassuolo e dell’incontro presso la sala conferenze dell’Ospedale di Sassuolo