Questa mattina i Carabinieri di Castelfranco Emilia, nell’ambito di un’articolata attività investigativa finalizzata al contrasto dei reati in materia di prostituzione, hanno posto sotto sequestro un centro benessere che di fatto era adibito a casa di prostituzione, procedendo anche all’arresto in flagranza di reato delle tre cittadine cinesi che lo avevano in gestione.
L’esercizio, sito in via Circondaria Sud – ossia in pieno centro cittadino – era stato aperto da poco più di un mese.
Secondo quanto descritto nell’insegna commerciale e quanto pubblicizzato con numerosi volantini distribuiti in città, il centro avrebbe dovuto fornire alla clientela varie tipologie di massaggi e trattamenti estetici, concordabili di presenza o previo appuntamento telefonico.
Tuttavia, le prolungate e continuative attività d’indagine svolte dai Carabinieri di Castelfranco, condotte anche con numerosi servizi di osservazione dai quali è emersa una intensa frequentazione del centro, hanno consentito di accertare che la quasi totalità della clientela, esclusivamente maschile, di fatto usufruiva di prestazioni a carattere sessuale.
Tali servizi venivano offerti al prezzo di 50 o 70 euro, a seconda del tipo di prestazione, ed erano compiuti dalle stesse gestrici dell’esercizio, tre cinesi di 28, 31 e 34 anni, incensurate e regolarmente munite di permesso di soggiorno.
Per tutte e tre è scattato l’arresto con l’accusa di aver attivato e gestito una casa di prostituzione, in violazione delle specifiche disposizioni della Legge n. 75 del 1958.Un’altra loro connazionale, titolare del contratto d’affitto dei locali del centro benessere, è stata invece denunciata a piede libero, in quanto ritenuta responsabile del reato di favoreggiamento della prostituzione.
Oltre al sequestro preventivo dell’intero immobile, nel corso della perquisizione i militari dell’Arma hanno proceduto al sequestro di documenti e materiali comprovanti l’attività illecita, tra cui la somma contante di 10.000 euro circa, ritenuta provento delle prestazioni sessuali.
All’interno del centro non è stata invece rinvenuta nessuna documentazione di natura fiscale e contabile relativa ad eventuali prestazioni di natura lecita che, pertanto e semmai effettuate, sono state pagate evidentemente “in nero”.